Prosecco, una storia triestina al Vinitaly
In occasione del Vinitaly, che apre domenica i battenti a Verona, esce il nuovo libro di Fulvio Colombo, Prosecco patrimonio del Nordest, Luglio Editore. È Il primo racconto completo dell'appassionante vicenda del prosecco, scritto da un profondo conoscitore della storia del territorio. Il volume è accompagnato dai contributi di Stelio Smotlak, estetologo ed esperto assaggiatore.
Tutto inizia cinque secoli fa nei vigneti della Riviera triestina, nei pressi dell'allora Castello di Prosecco. Per quanto sembri singolare, nella Trieste dell'epoca si viveva di viticoltura e del commercio del vino, oltre che delle saline. Nei terreni della Riviera si produceva un vino eccellente, autentico cru. Tanto apprezzato all'estero da essere oggetto di imitazione.
Con intuizione geniale si pensò di proteggere il vino associandolo all'origine geografica. Dal Seicento assunse così la denominazione definitiva del toponimo di origine, Prosecco appunto. Poi la storia si sposta in Veneto dove le "uve prosecche" giungono al seguito dei friulani picolit e tocai. Il prosecco conosce quindi un graduale ma progressivo sviluppo. Oggi è il vino italiano più venduto e conosciuto in tutto il mondo.
Nel 2009 viene istituita la nuova Doc Prosecco, organizzata sui territori di nove province, compresa Trieste. Come secoli fa, la tutela è garantita dalla caratterizzazione geografica: il vino prende il nome dalla località dove è nato. Citando un editoriale di Piero Pittaro, il prosciutto si può fare in tutto il mondo, ma quello di San Daniele si fa solo a San Daniele.
Il libro, riccamente documentato, rappresenta e conferma la continuità storica di un'eccellenza dell'intero Nordest. Dimostra l'oggettivo valore di un patrimonio comune, dando ragione di opportunità e vantaggi ancora tutti da cogliere e godere.
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