Primo “sì” alla Finanziaria Fvg: sorpresa sui supercomuni
TRIESTE. Primo sì alla legge regionale di stabilità, la “vecchia” Finanziaria, approvata ieri pomeriggio in prima commissione con l’astensione delle opposizioni. La palla ora passa all’aula per l’approvazione definitiva. Il dibattito è filato senza intoppi e l’assessore Francesco Peroni è soddisfatto: «Su tutte le voci abbiamo stanziamenti uguali o superiori all’anno scorso. Se la discussione fosse rimasta sulle cifre, il testo sarebbe stato votato in dieci minuti». La legge vale 3,7 miliardi, con la parte del leone affidata al sistema socio-sanitario, che incassa 2,463 miliardi. Gli enti locali ricevono 433 milioni, 262 vanno a infrastrutture, mobilità ed edilizia, 56 all’ambiente e altrettanti a lavoro, istruzione e ricerca. Le somme si completano con i 34 milioni alle attività produttive e i 17,5 alle risorse agricole.
In commissione, nella giornata di ieri, il confronto sui conti diventa l’occasione per riaprire il dibattito sulla riforma degli enti locali: la maggioranza ha appena posticipato di 120 giorni l’attivazione delle Uti in attesa che il Tar si esprima sui ricorsi dei Comuni contrari. «Il Pd deve dire cosa farà davanti ai commissariamenti che seguiranno la non approvazione degli statuti. Il centrosinistra ha il dovere di fare la prima proposta magari dicendoci anche quanto costeranno le Uti. Tanto più che assegna altri 50 milioni alle Province, dopo essersi vantato di averle chiuse» afferma il forzista Riccardo Riccardi. Ma è Renzo Tondo ad aprire, a sorpresa, uno spiraglio: «L’assessore Paolo Panontin si è confrontato in modo onesto e dobbiamo ammettere che il sistema andava riformato dopo un’eccessiva espansione. Ma razionalizzare non crea consenso immediato, perché sacrifica sempre qualcuno. Facciamo un’apertura di credito alla maggioranza – continua l’ex governatore – sperando che proponga soluzioni prima che la finanziaria vada in aula». Il disgelo è suggellato dal voto favorevole del centrodestra agli articoli sulle competenze di Panontin che sembra stupito: «Spero sia un dato politico molto rilevante e non un’uscita mediatica. Siamo in una fase di stallo con 80 commissariamenti alle porte: non faremo cadere la disponibilità». Ma la bocca è cucita: «Soluzioni alternative ci sono e le stiamo approfondendo». Fuori dal coro resta Barbara Zilli (Lega): «Sulle Uti, Panontin faccia un passo indietro. La politica ha fallito e la sinistra ha sbagliato ad abolire le Province».
La discussione si concentra quindi su lavoro e ricerca. L’assessore Loredana Panariti sottolinea il sostegno ad assunzioni e stabilizzazioni di uomini over 55 e donne, disoccupati o precari: tre milioni per incentivare le imprese con contributi da 2 a 7mila euro ad alleviare la disoccupazione femminile e quella di lavoratori vicini alla pensione. A tale misura si somma la conferma per il terzo anno consecutivo del sostegno al reddito dei disoccupati dell’edilizia, con uno stanziamento di 280mila euro. Sul fronte della ricerca e dell’alta formazione, spicca invece la novità del finanziamento di 500mila euro per creare assegni di ricerca nelle scienze umane e sociali, nonché gli 800mila garantiti al Mib di Trieste fino al 2018. Fra gli altri emendamenti presentati durante la giornata, si segnala infine quello da 1,6 milioni al Consorzio per lo sviluppo industriale del Friuli centrale, per la realizzazione di un nuovo scalo ferroviario. Nel campo della cultura si evidenziano gli 820mila euro ripartiti fra le associazioni dei corregionali all’estero, che ricevono altri 200mila euro per progetti congiunti perché, secondo Torrenti, «le distinzioni fra enti sono sempre meno comprese dalla terza generazione di emigranti». Ci sono inoltre i 4,5 milioni per i teatri triestini: 3,1 al Verdi, uno al Rossetti e 425mila al Teatro sloveno. La valorizzazione del patrimonio storico-cultruale della Prima guerra mondiale incassa 100mila euro, ma la discussione si anima sulla decsione di incaricare una commissione di storici per un approfondimento sull’eccidio di Porzus.
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