Prima degli interessi di una parte
Prima i triestini, e gli isontini anche, e naturalmente pure i friulani. Prima loro, proviamo a dire così declinando slogan abusati, degli interessi di una parte sull’altra; la cura del territorio prima della redistribuzione dei pesi e dei poteri in regione e in ragione di un voto europeo e soprattutto di una nuova, infinita, campagna elettorale nel dubbio che il governo nazionale cada: per insipienza o per bramosia.
Vertici di maggioranza, rimpasti e giochi delle tre carte con le deleghe sanno di prima Repubblica. L’affondo triestino su ciò che resta di Forza Italia dopo il disastro di domenica resterà un’operazione di cosmesi e sottopotere se non se ne chiarirà il vero fine. Il massimo monetizzabile avendo a che fare con un animale politico tutt’altro che docile come il sindaco? Un avviso ai naviganti che il vento è cambiato, senza però poter strambare? Nulla di nuovo, ma tutto comprensibile: a patto che siano chiari rotta e approdo: in termini di progettazione e realizzazione, cioè di governo. Diversamente, nulla potrà smentire nel prossimo futuro il retroscena oggi non smentibile che Il Piccolo ha raccontato ieri: l’ordine a truppe e ufficiali leghisti è di rimanere in costante assetto da combattimento, perché alle urne ci si può tornare a breve. Ovvero politica degli annunci, fuoco di sbarramento verso il nemico esterno o interno, aggiramento degli ostacoli allungando i tempi delle decisioni complicate o scabrose, presa salda sulle poltrone da cui transita qualcosa che sia più del lustro personale. Ovvero perdere l’occasione di dimostrare che si è vera forza di cambiamento, di risposta a bisogni e aspirazioni dei cittadini: quelli che così numerosi hanno traslocato in un anno dai 5Stelle alla Lega, ad esempio, cercando riscontri più efficaci. E che in futuro, se delusi a casa loro, potrebbero anche affidarsi a un’altra madonna o semplicemente iniziare a tirarne giù qualcuna. Non solo con un tweet, magari anche con un voto.–
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