TRIESTE L'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea potrebbe paradossalmente trasformarsi in un'opportunità di crescita economica per Trieste. Ne è convinta la presidente della Regione Debora Serracchiani che ha scritto al premier Matteo Renzi sottolineando le opportunità offerte dai Punti franchi di Trieste che costituiscono un unicum a livello nazionale e che potrebbero saldarsi perfettamente alle prerogative di un "no tax area". Operazione non semplice dal momento che il Governo stesso ha annunciato l'intenzione di costuituire due no-tax area per intercettare investimenti in fuga dall'Uk, ma ne ha prefigurato la collocazione a Milano nell'area dov'era ospitato l'Expo e a Bagnoli, la zona napoletana da anni in attesa di un recupero e un rilancio. Dal basso stanno inoltre sorgendo ulteriori candidature non ultima quella lanciata dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro che ha proposto Marghera. Per creare queste aree sarà necessario negoziare con la stessa Unione europea, ma in questo senso Trieste potrebbe essere favorita dal momento che già vanta una cospicua serie di prerogative. Nella lettera, inviata per conoscenza anche al ministro di Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan e al ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, Serracchiani si rivolge a Renzi dicendogli che «con particolare riguardo all'individuazione geografica di tali aree, porto alla tua attenzione Trieste come sede di un Porto franco che rappresenta un autentico unicum nell'ordinamento giuridico italiano e comunitario». E spiega che «si tratta di uno strumento caratterizzato essenzialmente da due regimi: la massima libertà di accesso e transito e l'extradoganalità (o "extraterritorialità doganale"). Sotto il primo profilo - continua la governatrice - i vantaggi/benefici possono essere individuati in un gruppo di norme che assicurano la libertà di transito e la libera circolazione all'interno del Porto franco (con queste norme - è l'esempio fatto - i Tir provenienti dalla Turchia non sono sottoposti alle quote bilaterali tra Stati per cui il transito da e per il Porto di Trieste,capolinea dell'Autostrada del mare Trieste-Turchia, è libero)». Per quanto riguarda invece l'extradoganalità, Serracchiani ha focalizzato alcuni vantaggi: «Le merci provenienti dai Paesi non comunitari possono essere sbarcate e depositate (senza limiti di tempo) immuni da dazio o altra tassa, fino a quando non varcheranno i confini del Punto franco, per essere importate all'interno del territorio doganale italiano/comunitario. E per le merci in regime di deposito illimitato non è necessaria la prestazione di alcuna garanzia. Inoltre, poiché le merci unionali lasciano il territorio dell'Ue non appena fatto il loro ingresso nel Porto franco, l'esportazione non è soggetta ad Iva». E ancora: «Un'altra peculiarità è che attività quali la manipolazione (imballaggio, etichettatura ecc.) e la trasformazione anche di carattere industriale delle merci avvengono in completa libertà da ogni vincolo doganale», mentre «con l'applicazione dell'istituto del cosiddetto "credito doganale", le merci importate nel mercato comunitario attraverso i Punti franchi godono di una dilazione del pagamento dei relativi dazi e imposte doganali fino a sei mesi dalla data dello sdoganamento, a un tasso di interesse annuo particolarmente contenuto». Ma l'offerta triestina si prospetta in modo ancor più suggestivo e la collocazione potrebbe risultare particolarmente attrattiva dal momento che, grazie al procedimento di sdemanializzazione del Porto vecchio, il Punto franco è stato levato da un'area dove non era fruibile e spostato in una serie di zone di retroporto dove possono svilupparsi non soltanto operazioni strettamente legate allo scalo, ma anche attività industriali. «In queste aree potranno dunque essere collocate, con procedure semplificate - tira le somme la presidente del Friuli Venezia GIulia - attività industriali e logistiche passibili di beneficiare dei vantaggi sopra descritti, in un habitat fiscale e doganale assolutamente unico nel panorama europeo». Sulla base di queste considerazioni, Serracchiani ha concluso la lettera dichiarandosi «certa che il presidente del Consiglio sappia cogliere le potenzialità di moltiplicatore attrattivo di investimenti di cui il Porto franco triestino sarebbe capace ove alla peculiare collocazione baricentrica rispetto all'Europa si saldassero le prerogative di una "no tax area": tutto ciò con intuibili ricadute positive sull'intero sistema Paese». |