Porto, dirottati i camion. Tavolo in prefettura
Riunione per affrontare lo sciopero generale dei 300 lavoratori che ha paralizzato lo scalo giuliano con navi ferme in rada e Tir in fila
Una riunione in Prefettura, stamattina a partire dalle 11, tenterà di sbloccare la situazione al Porto di Trieste dove lo sciopero generale dei lavoratori è ufficialmente finito alle 8. Navi in rada e camion deviati dalla Grande Viabilità, durante la giornata di ieri, i segnali più evidenti di quanto sta accadendo all’interno dello scalo. Il problema più grosso è stato quello di evitare il blocco della superstrada triestina con le file interminabili dei tir: per questo i mezzi pesanti sono stati fatti uscire alla Grandi Motori e sistemati in aree alternative. Tutto è nato da una protesta della cooperativa Primavera, da venerdì in liquidazione, per il salvataggio dei posti di lavoro (un’ottantina circa), trasformatasi poi in sciopero generale proclamato dai sindacati per i circa 300 lavoratori che prestano servizi all’interno dello scalo.
È probabile che le parti in causa (terminalisti, sindacalisti e Autorità portuale) discutano oggi davanti al Prefetto, oltre che di tariffe e condizioni di lavoro, anche di una richiesta che non ha finora trovato spazio tra quelle delle organizzazioni sindacali: l’istituzione di un soggetto che riunisca le cooperative e metta fine alla frammentazione. La strada che i lavoratori vorrebbero percorre è quella prevista dall’articolo 17 della “legge sui porti” del 1994. In questo articolo si disciplina la cosiddetta “fornitura di lavoro temporaneo”, anche indicata come “picchi di lavoro”. In pratica, se un terminalista ha bisogno di manodopera al di là dell’organico e dei contratti già stipulati, si può rivolgere ad un unico soggetto, nominato dopo un bando di gara. Ma come possono le cooperative attualmente autorizzate ad operare in Porto rientrare in questa fattispecie? «Va detto innanzitutto che a Trieste la situazione è anomala proprio perché ci sono le cooperative, subentrate alla chiusura della Compagnia portuale. Per chi opera come articolo 17 – risponde Gianfranco Ferri della Ugl Mare – le tariffe sono fissate per legge». Un lavoratore portuale, addetto a lavori di manovalanza pesante e con ritmi di lavoro che vanno sempre più intensificandosi a causa della concorrenza, porta a casa mediamente 1200-1300 euro, spiega ancora Ferri, e la situazione sembra destinata a peggiorare. In tanti sostengono che questo salto indietro nel tempo, rielaborando ciò che era stato con la Compagnia portuale, non è praticabile in alcun modo da punto di vista giuridico. Tra questi Pierluigi Maneschi, a capo del gruppo che controlla Tmt sul Molo VII. «Io credo che non si sappia ciò cui si sta parlando. Noi comunque attendiamo di vedere quali decisioni saranno prese dall'Autorità portuale e dal ministero, poi vedremo cosa dirà l'Unione europea. Intanto da lunedì metteremo in ferie i nostri dipendenti».
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