Porto, Boniciolli spinge D’Agostino
Claudio Boniciolli concludeva il proprio mandato al vertice dell’Autorità portuale di Trieste esattamente quattro anni fa.
Dottor Boniciolli cosa si attendeva di veder portato a termine negli ultimi quattro anni?
Certamente il Piano regolatore che ha già ottenuto l’approvazione unanime del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Non è stato superato lo scoglio del ministero dell’Ambiente nonostante la presenza a Roma dell’ex ministro Corrado Clini e di Antonio Gurrieri. Ma Il Piano regolatore è strumento indispensabile anche per fare marketing del porto di Trieste nel mondo. In questa situazione invece, qualsiasi ipotetico ricorso può bloccare anche l’ampliamento del Molo Settimo che è stato invece definito un adeguamento tecnico funzionale.
La riconversione del Porto Vecchio che sembrava potersi avviare è tornata in altissimo mare
Il Porto Vecchio è rimasto bloccato per l’assurda situazione che si è creata al termine del mio mandato. La totale mancanza di dialogo tra la nuova governance dell’Authority e il concessionario che aveva vinto la gara ha indotto quest’ultimo a ritirarsi. Oggi si parla di sdemanializzazione ma prima bisogna spostare il Punto Franco. L’operazione sarebbe stata felicemente portata a termine già alcuni anni fa con la creazione di una nuova area franca al terminal di Fernetti se non ci fosse stata l’opposizione del presidente della Camera di commercio Antonio Paoletti, lesto a condurre le battaglie di retroguardia della città.
Chi si insedierà ora sulla poltrona più alta alla Torre del Lloyd?
È indubbio che i termini per poter chiedere una seconda terna di nomi da parte del ministro siano scaduti. Tutti e tre i candidati hanno le caratteristiche idonee, ritengo che alla fine Lupi sceglierà uno dei tre e ne proporrà la condivisione alla governatrice Serracchiani. Il più preparato in materia di logistica, oltre che il più giovane, è certamente Zeno D’Agostino.
A minacciare lo sviluppo del porto di Trieste c’è anche la piattaforma off shore spinta dal presidente di Venezia Paolo Costa.
Si tratta di una costosissima fantasia di un uomo colto e preparato che però si è lasciato prendere la mano da una visione impropria di grandeur. Non credo arriverà a realizzazione, ma in compenso ha pressoché dissolto l’alleanza del Napa dal quale è già uscita Ravenna e in pratica anche Fiume e Capodistria. Peccato perchè i vantaggi di una leale collaborazione Trieste-Venezia li avevo illustrati io a Bruxelles qund’ero presidente a Venezia, alla presenza dell’attuale Capo dello Stato Giorgio Napolitano.
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