Pietre della memoria, tutto pronto a Gorizia

Le targhette d’ottone per ricordare gli ebrei isontini vittime dei nazisti saranno posate definitivamente sul selciato il 20 gennaio, davanti alle case dove abitarno prima delle deportazioni e degli assassinii
La targa dedicata a Emma Luzzatto Michelstaedter, madre del filosofo
La targa dedicata a Emma Luzzatto Michelstaedter, madre del filosofo

GORIZIA E' tutto pronto a Gorizia per la posa delle prime “Stolpersteine” della regione. Parliamo delle “Pietre d'inciampo”, le targhette d'ottone installate su cubetti da inserire sulla strada o sul marciapiede per ricordare le vittime delle deportazioni naziste nei campi di sterminio. Gorizia, come abbiamo anticipato nei giorni scorsi, sarà la prima città del Friuli Venezia Giulia a promuovere la loro collocazione, come avvenuto già in moltissime altre città europee, per iniziativa congiunta del capogruppo del Pd in Consiglio comunale Giuseppe Cingolani e del presidente dell'associazione “Amici di Israele” Lorenzo Drascek. Proprio Drascek era presente in Municipio per illustrare il programma della posa delle pietre, che avverà il 20 gennaio in occasione del Giorno della Memoria.

Sue delle pietre con targa che verranno inserite nel selciato
Sue delle pietre con targa che verranno inserite nel selciato

A Gorizia saranno collocate 13 “Stolpersteine” in 4 luoghi differenti: cinque saranno poste in largo Pacassi (2 a ricordo della famiglia Schumann e 3 della famiglia Armani), tre saranno collocate in via Ascoli (famiglia Iacoboni), quattro in via Garibaldi (3 per la famiglia Luzzatto e 1 dedicata alla memoria di Emma Michelstaedter, mamma di Carlo) e una in via Mazzini, per Ferruccio Leoni. Originariamente una pietra doveva essere posta anche in via Mameli, a memoria di Chaim Felberbaum, ma la Soprintendenza ha fermato l'iniziativa per i materiali che caratterizzano il marciapiede.

E in effetti, se dei 32 deportati goriziani il progetto delle pietre d'inciampo ne ricorderà per il momento solo 13 è proprio per i criteri piuttosto rigidi definiti dall'artista tedesco Gunter Demnig, che promuove le “Stolpersteine”: non possono essere collocate nel cemento, nella terra o in mezzo alla ghiaia, e trovano posto sostanzialmente solo tra i sampietrini.

Così, ad esempio, altre due pietre dovrebbero arrivare a Gorizia in futuro, in corso Italia, dopo l'ultimazione dei lavori di rinnovamento dell'arteria. «Ho apprezzato e immediatamente sposato l'idea di Drascek e Cingolani – ha detto il sindaco Romoli -, per un'iniziativa di alto valore morale e culturale. Questa è anche la dimostrazione che a Gorizia maggioranza e opposizione, quando c'è da fare qualcosa di bello e concreto per la città, dialogano e collaborano al di sopra delle divisioni».

«L'idea è di promuovere un museo diffuso, senza monumenti, che parte dal basso e fruibile da tutti – ha spiegato Drascek -. E le pietre possono ricordare tutti i deportati, e non necessariamente solo quelli della comunità ebraica».

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