Piano di risanamento Il Verdi chiede 11 milioni a Roma
Mentre in altre città si è ancora alle prese con la produzione dei documenti richiesti, o anzi (come nel caso di Roma) si alzano le barricate contro la legge in cui è stato convertito il cosiddetto decreto Valore cultura, il teatro Verdi asburgicamente lavora a raggiungere l’obiettivo del risanamento. E taglia intanto un traguardo importante. Il sovrintendente Claudio Orazi ha consegnato al commissario straordinario Pier Francesco Pinelli - indicato dal precedente governo per vagliare i progetti presentati dai teatri lirici - il piano definitivo delle azioni previste per arrivare all’equilibrio economico e finanziario che la legge vuole raggiunto entro il 2016.
Il Verdi - commissariato nel 2011 con 23 milioni di debito patrimoniale e un rosso d'esercizio di oltre 4 milioni nel consuntivo 2010, e traghettato fuori dal baratro da Orazi, poi nominato sovrindentente – è stato il primo a presentare a Roma il progetto, tra tutte le Fondazioni (8 su 14) che hanno scelto di aderire alla proposta di Palazzo Chigi. Ed è il primo dunque a chiedere una fetta dei 75 milioni che Roma mette a disposizione dei teatri: il Verdi domanda di averne 11, prestito reputato congruo a garantire la sostenibilità del piano.
La versione finale presentata lunedì, spiega Orazi, è andata a potenziare secondo le ultime indicazioni del commissario il piano già consegnato a inizio mese. Fra i punti cardine che restano naturalmente inseriti, l’aiuto giunto dalla Regione che ha abbuonato la restituzione di 14 mensilità del mutuo da 20 milioni alleggerendo il debito patrimoniale in modo sostanziale, ma anche l’accordo siglato con i sindacati (che già nel 2012 avevano rinunciato a una gran parte del premio di prodzione) che hanno accettato il taglio del 20% dell’integrativo oltre a maggiore produttività e flessibilità. Lievissima invece la riduzione di organici. Previsti per il prossimo triennio bilanci a pareggio su una cifra che oscilla tra i 19,2 e i 19,6 milioni di euro (cifra non molto superiore a quella registrata negli ultimi esercizi), a fronte di una produzione artistica assestata su otto titoli d’opera con sei repliche ciascuno, un balletto e la stagione sinfonica. Per il reperimento di risorse si intende anche puntare sulle sponsorizzazioni. A bilancio figura poi la restituzione del prestito di durata massima di trent’anni, a un tasso del 2,5% che Orazi, dopo essersi confrontato con Pinelli, definisce «prudenziale». Perché da Roma al riguardo non è ancora arrivata alcuna indicazione. Non solo sui tassi, ma nemmeno sui tempi. Per legge il piano andrebbe approvato entro 30 giorni dalla presentazione, con decreto del ministro dei Beni culturali di concerto con quello delle Finanze, «su proposta motivata» del commissario. Ma «con la consegna del documento - spiega Orazi - abbiamo preso atto che otto Fondazioni» avranno «velocità diverse nella presentazione dei piani» e avanzeranno «richieste economiche anche importanti». Ma soprattutto, «si materializza - così Orazi - l’abbattimento di ogni termine previsto dalla legge per la presentazione» dei documenti.
Il sovrintendente scandisce le tappe già effettuate a Trieste: a settembre la prima discussione sul decreto in consiglio di amministrazione; a ottobre la delibera del cda sullo schema di piano; il 22 novembre l’adesione formale alla normativa; il 7 gennaio - appunto il termine di legge - l’invio a Roma della prima bozza. Il 4 febbraio il documento finale, poi integrato come detto con le ultime osservazioni e infine approvato dai revisori dei conti e ratificato dal cda. Orazi lo sottolinea: il Verdi ha fatto la sua parte nel rispetto dell’iter normativo, «e abbiamo ricevuto apprezzamento per un lavoro svolto fin dall’estate, con grande impegno». Roma infatti lo scorso dicembre ha concesso un prestito di quasi 2 milioni dal fondo di 25 disposto per le emergenze.
E adesso? I ritardi a livello nazionale sono vistosi. Ma prima o poi anche le altre Fondazioni decise ad aderire alla legge Bray inoltreranno i propri piani e richieste. In consiglio di amministrazione il sovrintendente è stato esplicito, invitando il cda «a prendere atto» della situazione «per assumere i necessari approfondimenti ed eventuali provvedimenti affinché il piano correttamente presentato da Trieste e le relative richieste economiche non subiscano una svalorizzazione». Questo il termine usato dal sovrintendente: una «svalorizzazione» che magari lasci spazio a «esigenze di altre Fondazioni, che giungessero anche in ritardo. Si tratta di intervenire politicamente».
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