Persi sul Molo Settimo altri 24 posti di lavoro
Il record di teu movimentati, oltre 411mila, ha sortito un effetto contraddittorio sul Molo Settimo tagliando i posti di lavoro. La stessa società terminalista, la Trieste marine terminal di Pierluigi Maneschi ha messo i propri 153 dipendenti in cassa integrazione con una forma soft che coinvolge ciascun lavoratore per un giorno soltanto alla settimana, mentre è stata aperta una trattativa con i sindacati per arrivare a un’altra forma di ammortizzatori sociali (si tratterà probabilmente di contratti di solidarietà) per la sessantina di soci della cooperativa Deltauno che opera sullo stesso terminal ed è anch’essa proprietà del gruppo To Delta di Maneschi. Ma la sorte peggiore sembra prospettarsi per il Consorzio commessi sopraccarichi che con i suoi 24 soci rischia di sparire dal porto di Trieste dove opera dal 1948. «Sul Molo Settimo c’è stata una riorganizzazione del lavoro - spiega il presidente del Consorzio Franco Gargani - il terminalista affida un sempre maggior numero di mansioni ai propri dipendenti e per noi che siamo lì dal 1972, dall’avvio del traffico container a Trieste, ci sono sempre meno avviamenti. Ultimamente la situazione è precipitata, ho chiesto che dal primo marzo sia concessa per tutti e 24 i soci la cassa integrazione in deroga a zero ore, ma non so nemmeno se potrà venir concessa. Credo proprio che sia al capolinea non soltanto una società, ma anche un certo tipo di lavoro in porto.» Il Consorzio, che ha la propria sede in via Geppa 8, prende questo nome nel 1989 nel momento in cui si fondono sei società che operavano nello scalo triestino già da quarant’anni prima. I suoi soci seguono operazioni di sbarco, imbarco, spedizioni, immagazzinaggio. «Ma le nostre funzioni sul Molo Settimo in realtà ci sono state man mano ridotte - spiega Gargani - ultimamente facevamo solo operazioni di interchange (cioé l’interscambio di dati tra sistemi informatici) nei check-in di controllo all’entrata dei camion e al gate ferroviario. Adesso altre 24 persone (di cui 3 impiegate) resteranno in strada. L’età media dei nostri soci è 30-35 anni, quasi tutti hanno una famiglia, eppure già scontano la fine di un’epoca. In porto scompare anche un tipo di lavoro: i piani di carico e stivaggio delle navi, ad esempio, non rimarrà più nessuno che sappia farli.»
«L’Inps a livello nazionale ha bloccato i fondi per la cassa integrazione in deroga che dava alle singole Regioni - spiega Renato Kneipp (Filt-Cgil) - ma solo perché il ministero intende fare una verifica su quanto erogato nel 2012. Abbiamo però già sollecitato il decreto che dovrebbe sbloccarli.»
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