Pallavolista incinta viene citata per danni dal club, che non le paga lo stipendio
PORDENONE. Una vicenda che, in poche ore, ha fatto il giro del web, toccando un tema molto delicato, quello del trattamento delle atlete, in questo caso pallavoliste, in gravidanza. Nella giornata in cui la Zanetti Bergamo ha annunciato il futuro lieto evento della centrale Giulia Mio Bertolo, nata a Pordenone e cresciuta nelle fila del Chions, un’altra giocatrice passata per il pordenonese, Lara Lugli, ha denunciato un trattamento ben diverso.
La schiacciatrice di Carpi, in forze in B1 al Pordenone Volley nella stagione 2018/2019, ha raccontato sulla propria pagina facebook la sua vicenda. Rimasta incinta nel marzo 2019, a 38 anni, con il campionato verso il rush finale, Lugli ha visto risolversi, come prassi, il contratto in essere con la società. La gravidanza si è interrotta poco dopo così come i rapporti con il club. Non vedendosi retribuire il compenso per il mese di febbraio, nel quale aveva regolarmente giocato, l’atleta è ricorsa a un legale, che ha inviato un’ingiunzione di pagamento alla società pordenonese. I tempi allungati dal Covid hanno portato la vicenda al 26 febbraio scorso quando il Pordenone Volley ha risposto opponendosi all’ingiunzione e citando Lugli per il danno inferto alla squadra in seguito allo stop.
Unanime la levata di scudi a livello nazionale a favore della giocatrice, tanto che anche l’Assist, Associazione Nazionale Atlete, ha comunicato che scriverà al presidente del Consiglio Mario Draghi e al presidente del Coni Giovanni Malagó affinchè prendano una posizione su questa e simili situazioni. Quello sollevato da Lugli sembra essere un vero e proprio vaso di Pandora.
“Ho ricevuto moltissimi messaggi – racconta l’atleta – da parte di giocatrici e società che conosco personalmente e non. Tutti mi hanno supportata e hanno elogiato il mio coraggio perché di situazioni come la mia ce ne sono tantissime: aspetti un bambino e non ti corrispondono l’ultimo mese in cui hai giocato, quasi fosse un indennizzo o, peggio, una punizione. Mi ha fatto male aver visto mettere in dubbio la mia professionalità dopo 25 anni di carriera”.
Per Franco Rossato, presidente del Pordenone Volley, unitosi poi al Maniago: “Si tratta di una mera questione economica. Il nostro avvocato ha risposto all’ingiunzione contratto alla mano. Noi non chiediamo assolutamente nulla; ci siamo opposti sia per un errore legato alla somma richiesta sia perché abbiamo subito dei danni per quanto accaduto legati ai risultati e agli sponsor. Ben venga che le ragazze decidano di mettere su famiglia, faccio il dirigente da quarant’anni e ne ho viste di tutti i colori; ma se vuoi avere un figlio allora ti fermi e non firmi contratti oppure prendi accordi in tal senso con la società. Non abbiamo nulla contro la giocatrice e siamo disponibili a trattare”.
La parola passa ora al giudice di pace, davanti al quale le parti compariranno il 18 maggio.
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