«Paghe tagliate dall’Apt: risolvano Padoan e Lupi»
«Sarà mia cura chiedere un chiarimento all’amministrazione centrale, una pronuncia ai ministeri dei Trasporti e dell’Economia». È l’impegno preso dal prefetto Francesca Adelaide Garufi con i rappresentanti dei dipendenti dell’Autorità portuale e i sindacati: dal palazzo del governo è in partenza una richiesta formale di delucidazioni rispetto all’inquadramento economico dei lavoratori dell’Apt. Il loro rapporto di lavoro è da considerare equiparato al pubblico impiego oppure no? Questo il nodo della questione, da cui discende, a cascata, la legittimità o meno dei tagli stipendiali applicati dalla Torre del Lloyd a partire dalla busta paga di novembre: l’Authority ha iniziato infatti a recuperare somme percepite dai dipendenti nel 2011 e 2012.
Spetterà dunque ai ministri Pier Carlo Padoan (Economia) e Maurizio Lupi (Infrastrutture e trasporti), con il contributo evidentemente dei tecnici dei rispettivi dicasteri, fare luce sulla vicenda. Garufi sintetizza: «Dobbiamo capire se si applica o no la normativa del pubblico impiego, settore per il quale vige dal 2010 il blocco degli stipendi, ai lavoratori dell’Autorità portuale. Se sì - entra nel dettaglio il prefetto -, gli emolumenti ridotti sono una regola che doveva essere attuata perché gli aumenti non potevano essere dati (e quindi l’Apt ha ragione, ndr). Se no, viceversa, se c’è un dubbio, allora la situazione si può riconsiderare. C’è un margine di incertezza, un’ambiguità sul trattamento economico, che i diretti interessati comprendono».
I sindacati, in una nota congiunta sottoscritta da Renato Kneipp (Filt-Cgil), Giulio Germani (Fit-Cisl), Moreno Nonis (Uiltrasporti), Gianfranco Ferri (Ugl mare) e Sergio Nardini (Ciu) nel post-vertice in prefettura, ringraziando Garufi per il supporto, bollano come «insostenibile» il fatto «che Trieste abbia applicato per prima in Italia la decurtazione agli stipendi dei dipendenti, nello stesso mese in cui eroga cospicui arretrati ai dirigenti». Il nocciolo sta nel decreto legge 78/2010, poi trasformato nella legge 122 del 2010. «Anche con quest’operazione di recupero - viene rilevato nella nota -, Trieste è prima in Italia, benché siano crescenti le difficoltà interpretative delle norme in questione. Non a caso vi è un numero crescente di sentenze di segno opposto che si stanno registrando sul territorio nazionale. Ma soprattutto è in corso un confronto a livello governativo, volto a chiarire in modo definitivo la natura del rapporto di lavoro dei dipendenti delle Ap, di diritto privato secondo la legge costitutiva e di fatto parificato, per il solo elemento stipendiale, al pubblico impiego in seguito all’entrata in vigore del dl 78/2010».
Secondo i rappresentanti sindacali «sarebbe stato più logico e opportuno attendere gli esiti di tale confronto. Il presidente di Assoporti Pasqualino Monti, a capo dell’Autorità portuale di Civitavecchia, al momento non ha applicato la normativa, come molti altri porti, dando un chiaro segnale in tal senso. L’Apt, invece, ha ripetuto di voler proseguire sulla strada intrapresa nel novembre 2012 anche perché da ciò, tra gli altri, sarebbe dipesa l’approvazione dei bilanci di previsione». La situazione, sottolineano i delegati sindacali, è molto «complessa e la modalità con cui l’ente sta gestendo questa partita è molto preoccupante. Non possiamo accettare i soliti comunicati ex-post da parte dell’Autorità portuale con cui i vertici si giustificano dicendo che stanno semplicemente applicando la normativa. Altri porti non l’hanno applicata prudenzialmente e hanno avuto i bilanci approvati. Tanta solerzia e attenzione per le regole - concludono - dovrebbero essere applicate con coerenza e trasparenza in tutti i settori di gestione dell’ente che sovrintende il porto di Trieste e non solo quando conviene ai vertici».
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