Pace riconfermato sovrintendente al teatro lirico Verdi di Trieste
Cronaca di una nomina annunciata. Nonostante alcuni sindacati sul piede di guerra (è stata chiesta al sindaco la testa del sovrintendente scaduto) il nuovo Consiglio di indirizzo della Fondazione Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste, che si è insediato ieri, ha all’unanimità proposto l’uscente Stefano Pace nel ruolo di sovrintendente per altri 5 anni. Come da copione. «Pace è riconfermato», aveva assicurato a gennaio al Piccolo il sindaco Roberto Dipiazza che è presidente di diritto del Consiglio di indirizzo del Verdi. Qualche altro nome era arrivato sul tavolo del Cdi (c’era la candidatura di Giuliano Polo, già al Verdi di Trieste e poi sovrintendente all’Arena di Verona), ma non è stato preso in considerazione.
Nella seduta di ieri il Cdi ha nominato come vicepresidente l’avvocato Andrea Melon, indicato dalla Regione Fvg in quota Lega. Completano il nuovo Consiglio di indirizzo Rosaria Marchese (nomina del Mibact), Massimiliano Ciarrocchi (nomina del Mibact su proposta di Regione Fvg e Comune di Trieste) e Gianfranco Nobile (nomina del Comune di Trieste). L’attesa indicazione del Consiglio di indirizzo del Verdi, il sovrintende Pace è scaduto lo scorso 5 marzo, sarà proposta al Ministero dei Beni culturali per il decreto di ratifica della nomina. Un passaggio che non riserva mai sorprese. «Sono molto contento. Sono contento della fiducia che il nuovo Cdi mi ha accordato e soprattutto il sindaco. Mi appresto a continuare il mio compito conscio del periodo difficile che il nostro settore sta attraversando», ha detto Pace. E la richiesta di dimissioni preventive da parte di alcune sigle sindacali? «Quelle sono delle logiche alle quali un sovrintendente deve sottoporsi. Loro fanno il loro lavoro e io faccio il mio. A me tocca fare delle scelte che non sono affatto facili», taglia corto Pace, architetto, arrivato a Trieste nel 2015 dalla direzione tecnica della Royal Opera House Covent Garden di Londra.
Dai sindacati, intanto, arriva un avviso di azioni di protesta. «Sarà un Teatro senza pace», annunciano con un gioco di parole Cisl, Uil e Libersind, le tre sigle che avevano chiesto al sindaco le dimissioni preventive del sovrintendente. «Essere nominati dalla politica senza un bando di interesse elude i principi basilari della trasparenza. Essere nominati senza la stima dei lavoratori non può portare grande soddisfazione - così Cisl, Uil e Libersind -. Siamo stupiti e delusi che il presidente e i consiglieri di indirizzo non abbiano preso in considerazione le problematiche interne esposte più volte e la richiesta di dimissioni di Pace».
Il futuro resta nebuloso. «Inaccettabile il silenzio assordante del sovrintendente sugli eventuali progetti di riapertura, su cosa accadrà dopo le tre settimane di Fis che termineranno il 23 maggio. Inaccettabile la mancanza delle relazioni sindacali in un momento così critico», attaccano i sindacati. Il sovrintendente riconfermato per ora abbozza: «Stiamo lavorando a un piano per la ripresa. Ma tutto dipende dalle decisioni del governo. Da quello che ci consentono di fare. Non ho l’abitudine di promettere o inventare cose di cui non si conosce la realizzabilità. Troppo facile lanciare idee di progetto. Non voglio creare false speranze. Appena possibile ho intenzione di fare ripartire l’attività». E così tocca beccarsi l’ironia di alcuni sindacati: «Ora che il dottor Pace si è assicurato della stabilità del suo posto - concludono Cisl, Uil e Libersind - si spera che si darà da fare per salvaguardare anche quello dei dipendenti della Fondazione, come previsto nei suoi doveri». —
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