Un migliaio in corteo a Trieste per i diritti delle donne

Alta partecipazione alla manifestazione promossa dal collettivo Non una di meno

Gianpaolo Sarti
Il corteo organizzato da Non una di Meno in occasione dell’8 marzo mentre sfila lungo le Rive foto Silvano
Il corteo organizzato da Non una di Meno in occasione dell’8 marzo mentre sfila lungo le Rive foto Silvano

Ombrelli rossi, slogan, musica e cartelli colorati. Oltre un migliaio di persone ha preso parte al corteo che il collettivo “Non una di meno” organizza dal 2017 in occasione dell’8 marzo. A dare forza all’iniziativa – che ha aderito allo sciopero transfemminista a difesa dei diritti delle donne – c’erano anche il collettivo Baba Jaga di Pordenone, quello di Primavera transfemminista di Trieste e Non una di Meno di Udine.

Otto marzo a Trieste, un migliaio in piazza con "Non una di meno"

Il corteo nel pomeriggio ha preso il via da piazza Hortis, ha attraversato le Rive e il Borgo Teresiano, per poi raggiungere Largo Santos.

Lo slogan urlato: «Lotto, boicotto, sciopero». «Noi lottiamo ogni giorno contro la violenza di genere – così Sara in rappresentanza di “Non una di meno” – e per un’educazione non sessista, non patriarcale, a partire dalle scuole e dalle persone più piccole. Boicottiamo tutti gli strumenti di guerra e di oppressione, a partire dalla nostra quotidianità».

Le richieste che avanzavano dal corteo facevano riferimento «a strutture e servizi pubblici, finanziamenti per i centri antiviolenza, un reddito di autodeterminazione per l’uscita da situazioni di violenza e la fine delle discriminazioni sul lavoro».

E poi servizi di supporto concreti alla genitorialità, «ovvero – hanno spiegato le manifestanti – asili gratuiti pubblici e non mezzi privati come sta succedendo nella nostra città con l’asilo di Roiano». Emerge anche l’esigenza di congedi parentali per uomini e donne.

La rappresentante di “Non una di Meno” valuta come «negli ultimi anni ci sono stati dei cambiamenti positivi, con una maggior consapevolezza, soprattutto da parte delle giovani generazioni».

Notizia di ieri l’approvazione di un disegno di legge che prevede l’introduzione del delitto di femminicidio nell’ordinamento italiano, che diventerebbe quindi una fattispecie autonoma rispetto all’omicidio. «Siamo convinti – osserva ancora Sara – che non sia questa la risposta, perché è inutile intervenire in forma unicamente repressiva nel momento in cui le violenze sono avvenute, bisogna partire prima. Che senso ha – si chiede – bloccare qualsiasi tipo di programma di educazione sessuale nelle scuole?».

La convinzione è che sia «inutile – rileva l’attivista – inondare una giornata di complimenti rivolti alle donne, che sono belle, brave e intelligenti, se poi la realtà non cambia. Noi siamo persone, – conclude – belle, brutte, grasse, magre, intelligenti e stupide, e le donne vanno rispettate non perché sono qualcosa di speciale, ma semplicemente perché sono persone». —

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