Operai ex Safog licenziati con una mail

Comunicazione inviata ai sindacati, l’azienda manda a casa 33 dipendenti «perché non ci sono più commesse»
«Avvio procedura licenziamento collettivo». È il sinistro oggetto di una Pec (Posta elettronica certificata) ricevuta ieri mattina dai sindacati. Senza alcun preavviso. A scriverla il titolare della Swi srl, l’ex Safog. Le previsioni più fosche e più pessimistiche si sono, dunque, avverate.


In quelle 14 righe, la proprietà - che si è sempre sottratta a un confronto con le istituzioni e con le forze sociali dando appuntamento a dopo il 20 agosto - comunica, senza mezzi termini, che è «impossibilitata a proseguire l’attività», la cui cessazione è «presumibilmente prevista» per il 31 agosto 2017.


Il passaggio successivo è la conseguenza che tutti speravano di non dover mai leggere o apprendere. Vista la situazione critica, la Swi srl dichiara di «trovarsi nella necessità» di attuare un licenziamento collettivo della totalità della forza-lavoro a disposizione, pari a 33 lavoratori.


Tutti a casa, dunque. Senza altri ammortizzatori sociali che la Regione era assolutamente disponibile a concedere. Il titolare elenca anche le cause che hanno portato a questa drastica decisione. I motivi che originano il provvedimento sarebbero imputabili ad una prolungata mancanza di commesse e alla mancanza di liquidità sufficiente per consentire il proseguimento dell’attività. «Anche dopo il ricorso alla cassa integrazione ordinaria per un periodo di dodici mesi terminati il 30 giugno 2017 - spiega la proprietà - non si sono riscontrati miglioramenti economici o trattative per nuove, possibili commesse».


Pertanto, il ricorso al licenziamento collettivo viene considerato come «l’unica soluzione oggettivamente percorribile» rispetto alla presa d’atto che non ci sarebbe alcuna prospettiva di ripresa dell’attività.


Poche parole che hanno l’effetto di un violentissimo pugno nello stomaco per i 33 dipendenti e per le loro famiglie. Alessandro Contino, segretario della Fim-Cisl Fvg, è un fiume in piena. È furente per il metodo utilizzato: nessun confronto con i sindacati, nessun incontro con le istituzioni, silenzio a 360 gradi, un licenziamento collettivo comunicato attraverso una
mail.


«La proprietà non ha accettato nemmeno un confronto. Convocata dalla Regione, ha risposto che prima del 20 agosto non poteva esserci nessun incontro. Intanto, però, ha inviato una mail in cui licenzia tutti. Lascio definire questo comportamento ai lettori. Strategie? È agosto ed è praticamente impossibile radunare tutti i dipendenti. Da parte nostra, abbiamo chiesto un incontro al titolare perché vogliamo fare un ragionamento assieme a lui. È incomprensibile la sua scelta di chiudere baracca senza sfruttare gli ammortizzatori sociali. La Regione aveva dato la disponibilità di concedere 24 mesi di contratto di solidarietà. Ma non c’è stata nessuna risposta. Inspiegabile», conclude Contino.


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