Nucleare, il premier sloveno favorevole a una Krško 2
Per Šarec è l’unico modo per ottenere l’indipendenza energetica del Paese Meno convinta la ministra delle Infrastrutture Bratušek. Ambientalisti furiosi
Un momento della visita del premier Marjan Šarec alla Centrale nucleare di Krško. (foto sta.si)
LUBIANA Sembra che la Bulgaria con la costruzione della sua nuova centrale nucleare abbia sfatato una sorta di tabù presso gli esecutivi dell’Europa orientale. E così è probabile che la Slovenia inizi la costruzione della seconda unità della centrale nucleare di Krško. Il primo ministro Marjan Šarec ha sostenuto per la prima volta chiaramente questo mega-progetto, che va oltre il mandato di uno, forse anche due governi, e vale almeno altre cinque “tracce”, o tre e mezzo, della centrale termoelettrica TEŠ 6. Si suppone che fornirebbe alla Slovenia l'autosufficienza energetica.
Il premier sloveno ha reso di pubblico dominio la sua posizione nel corso della visita alla centrale nucleare di Krško e alla viglia della stesura di due documenti importantissimi per il futuro del Paese dal punto di vista energetico, vale a dire il Progetto energetico-climatico della Slovenia e la Bozza energetica del Paese. Per adesso, all’interno dei documenti l’energia nucleare non è prevista ma il premier Šarec e il direttore dell’azienda Nek che gestisce il 50% del pacchetto azionario della società Gen padrona della centrale di Krško (l’altra metà appartiene allo Stato della Croazia), Martin Novšak sostengono il contrario. E Šarec è il primo politico sloveno dall’indipendenza della ex Repubblica jugoslava a parlare chiaro sul tema supportando il raddoppio della centrale. «Dobbiamo concentrare tutti gli sforzi su questo progetto - ha dichiarato il premier sloveno - e giungere alla costruzione del secondo reattore, visto che in futuro avremo bisogno di maggiore energia soprattutto se vogliamo essere una nazione sviluppata». «Con la direzione di Krško - ha precisato - siamo giunti alla conclusione che la Slovenia è un Paese nucleare visto che questa centrale produce una quantità molto significativa del nostro fabbisogno energetico (40% ndr.).
Meno chiara di Šarec è stata in passato la ministra delle Infrastrutture Alenka Bratušek, la quale in un’intervista sul Dnevnik di Lubiana, ha sostenuto che se si trovassero fonti alternative di energia non sarebbe una sostenitrice ad oltranza del raddoppio di Krško, così come non sarebbe una sostenitrice della chiusura della stessa senza, per l’appunto, fonti alternative in grado di coprire il fabbisogno energetico fornito fin qui dalla centrale nucleare. Insomma un bel ics nel toto-raddoppio. Decisa e immediata invece l’opposizione degli ambientalisti. «Gli Stati che sono più attivi sul fronte della crisi climatica edificano centrali eoliche e solari e non reattori nucleari», ha replicato sul Dnevnik Katja Huš di Greenpeace Slovenia e ha sostenuto che il governo dovrebbe puntare su fonti energetiche rinnovabili e prendere provvedimenti mirati a un abbassamento del consumo energetico nell’industria. —
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