Novenco chiusa, licenziati i 15 dipendenti
TRIESTE Novenco Marine & Offshore Italia srl chiude i battenti della sede triestina (che poi è anche nazionale perché non ci sono altre filiali tricolori) e lascia a casa i 15 dipendenti.
Tre paginette scarse corredate da un allegato riportante l’organico, a firma di mr Lasse Lindberg Nielsen e datate 1° ottobre, mettono fine alla presenza italiana della multinazionale danese, a sua volta controllata dal gruppo coreano Hi-Air. Un fax è stato trasmesso alle sigle sindacali dallo studio milanese Chiomenti: sarà l’avvocato Alessandro Pace a occuparsi del licenziamento collettivo.
Novenco focalizza la sua missione aziendale su sviluppo e vendita di sistemi di riscaldamento, ventilazione e refrigerazione per attrezzature marittime e applicazioni offshore. In passato ha lavorato anche per Fincantieri. Ma nell’ultimo triennio - scrive mr Nielsen - il business ha registrato «una significativa contrazione». Il gruppo, cui la srl italiana partecipa, è sceso da un utile di 1.145.000 euro registrato nel 2016 al “rosso” di 226.000 euro del bilancio 2018: le previsioni 2019 stimano un «ulteriore peggioramento». E allora avanti con un’originale ricetta evergreen: tagliare il personale. Prima la controllante danese, poi lo stabilimento d’assemblaggio nella cinese Wuxi, probabilmente ci andrà di mezzo anche Novenco singaporegna.
Ma per l’emanazione italiana nessuna via di scampo: «numeri estremamente modesti» - prosegue mr Nielsen - a fronte di costi molto elevati, da qui la decisione di una cessazione totale con conseguente esubero dei 15 addetti. Una struttura di qualità alta: un quadro, 6 VII livello, 2 VI livello, 4 V livello, 1 IV livello, 1 III livello. 15 white collars. Formazione tecnica, conoscenza delle lingue: le credenziali non sono bastate a convincere i coreani di concedere altre chance al mercato italiano. Senza ammortizzatore sociale, senza possibilità di ricollocamento in patria, con un vago auspicio di riprendere un paio di licenziati in Danimarca, chissà se e quando.
Giovedì scorso a mezzogiorno l’epilogo: nella sede di galleria Protti 4, il cosiddetto esame congiunto tra azienda e organizzazioni sindacali. C’erano i segretari della Fiom, Marco Relli, e della Uilm, Antonio Rodà. Inesistente il margine di trattativa, se non per cercare di migliorare la posta del fine rapporto. «Nuova disfatta del territorio - attacca Relli - Wärtsilä, Sertubi, Ferriera... Ogni giorno una... Adesso una società di engineering, con personale qualificato, chiusa dall’oggi al domani. L’ormai ricorrente menu delle multinazionali: vengono, acquisiscono professionalità e know-how, poi chiudono e se ne vanno. In questo caso con sacrificio di eccellenze. Una logica “usa e getta” che impone politiche industriali in grado di arginare perdita di lavoro e di prospettive». —
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