«Non vogliamo l’esclusiva, la Shoah però non ha eguali»

Il monito della Comunità ebraica. E gli storici dell’Irsrec ribattono alle accuse
Il presidente della Comunità ebraica Alessandro Salonichio
Il presidente della Comunità ebraica Alessandro Salonichio

«Da parte mia non c’è la volontà di avere l’esclusiva sul nome delle pietre d’inciampo. La tragedia delle foibe non è però paragonabile alla Shoah, né alle discriminazioni naziste e fasciste». Lo afferma il presidente della Comunità ebraica di Trieste, Alessandro Salonichio, contattato per commentare l’iniziativa di Fratelli d’Italia, inedita nel panorama italiano.

«Il significato simbolico è evidentemente lo stesso: camminando s’inciamperà sul nome della persona che si desidera ricordare – prosegue Salonichio –. Su questo non ho riserve, né voglio appunto l’esclusiva, e nel dire ciò credo di parlare per molti. Spero poi che la cosa non venga omologata alla Shoah. Scoccimarro ha fatto bene a specificare di voler tener separate Shoah e Foibe: si tratta di due tragedie che vanno considerate ciascuna con l’attenzione che le è necessaria. Prima di esprimere ulteriori considerazioni, aspetto di conoscere tutti i nomi che saranno commemorati. Spero che le mattonelle ricorderanno gli innocenti che sono stati infoibati e non personaggi dal passato oscuro, magari tinto di collaborazionismo con il nazifascismo».

Anche la deputata del Pd Debora Serracchiani mette in guardia dal rischio che qualcuno possa «confondere le memorie della Shoah con quelle delle Foibe, perché così si toglie qualcosa a tutte e due le storie e non si rende un buon servizio alla verità. C'è una corsa alla visibilità, in questi giorni, che sembra quasi perdere di vista il tema del Giorno del Ricordo e fa passare in secondo piano il fatto che protagonisti sono gli esuli, non i politici». La senatrice dem Tatjana Rojc, commentando in generale gli eventi connessi alla celebrazione del Giorno del Ricordo, auspica che «si voglia sempre chiarire un punto fondamentale: tutti i nazionalismi e le ideologie uccidono. Nel rispetto degli eventi storici, il colore politico non fa la differenza – continua Rojc –. La radice del male, della violenza e dell'intolleranza nasce dall'unione di ideologie totalitarie con un esasperato senso di superiorità nazionale: il prezzo lo paga sempre l'umanità. La pietà per le vittime, la memoria delle sofferenze e degli abusi patiti hanno senso se rendono giustizia e leniscono il dolore. Fanno invece male i gesti che ravvivano astio e contrapposizioni».

Così Mauro Gialuz, presidente dell’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea in Fvg, in risposta alle dichiarazioni di Scoccimarro: «Da 30 anni il nostro istituto produce studi accurati sui fenomeni delle Foibe dell’esodo, a firma di storici riconosciuti. Non possiamo essere tacciati di riduzionismo né di negazionismo. Il Giorno del Ricordo è stato inoltre istituito dal Parlamento, con voto largamente maggioritario, per ricordare questi due importanti drammi del secolo scorso e le loro vittime. Purtroppo a volte si tende a fare un uso politico della storia, cercando di trasformare un omaggio alle vittime in strumentalizzazione politica». —

L.G.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo