Non a norma le mascherine distribuite negli ospedali del Fvg: sequestrati oltre 2 milioni di pezzi
GORIZIA. I finanzieri del Comando Provinciale di Gorizia hanno eseguito nelle strutture sanitarie del Friuli Venezia Giulia il sequestro di nove tipi di dispositivi di protezione individuale per le vie respiratorie inefficaci in quanto non conformi agli standard previsti per la classificazione che riportavano.
I modelli di mascherine classificati KN95, FFP2 e FFP3 che sono risultati privi dei requisiti necessari per essere considerati “Dispositivi di Protezione”, sono stati acquistati dalla struttura del commissario straordinario per l’emergenza per essere distribuiti a infermieri e medici, in servizio presso le Rsa e le strutture sanitarie regionali, ivi comprese quelle dedicate al Covid-19.
Nel dettaglio, le mascherine venivano distribuite anche agli equipaggi delle ambulanze, ai “caregiver” e operatori sanitari dell’assistenza domiciliare, nonché a quanti impegnati nelle stanze di degenza di pazienti risultati positivi al Covid, nelle sale operatorie e aree interventistiche. Le indagini, che in questa fase si sono concentrate sui Dpi che presentavano le maggiori anomalie formali e documentali, come l’abuso del marchio CE, hanno consentito di ricostruire la filiera di distribuzione e contestare l’ipotesi di reato di “Vendita di prodotti industriali con segni mendaci”.
Le analisi di laboratorio hanno, infatti, permesso di appurare che un modello su due dei campioni acquisiti nell’ambito degli accertamenti era classificabile come mascherina antipolvere (FFP1) o inferiore. Infatti, alcuni modelli hanno rivelato una capacità filtrante 10 volte inferiore rispetto a quanto imposto dagli standard europei FFP2 e cinese KN95, instillando negli operatori sanitari una falsa sicurezza in merito all’efficacia protettiva.
Tutte le mascherine in questione sono state validate, per effetto delle semplificazioni istruttorie previste dalla normativa emergenziale che ha derogato ai ben più rigorosi standard di sicurezza previsti dalla normativa comunitaria, mediante la sola analisi della documentazione fornita dai produttori cinesi e successivamente rivelatasi non veritiera.
Sono in corso gli accertamenti necessari per individuare responsabilità nella catena di approvvigionamento e quantificare quante mascherine della stessa tipologia siano state impiegate o siano tuttora in uso su tutto il territorio nazionale. L’attività si inquadra nel quotidiano lavoro svolto dalla Guardia di Finanza teso alla tutela e protezione del cittadino, anche nei luoghi di lavoro, da prodotti insicuri e/o recanti false indicazioni, oltre che alla verifica del corretto impiego dei fondi pubblici.
In merito al sequestro, l'Azienda regionale di coorindamento per la Salute previsa di aver "messo a disposizione della Guardia di Finanza tutte le utili informazioni rispetto origine delle forniture, quantità, distribuzione. Oggetto del sequestro sono nove partite di dispositivi individuali per un totale di circa 2 milioni e 130 mila pezzi.
" Nel corso di queste ore le pattuglie della Guardia di Finanza si stanno recando negli ospedali del Friuli Venezia Giulia per l’esecuzione del decreto, con conseguente ritiro dei dispositivi - si legge in una nota diffusa nella mattinata di oggi, mercoledì 3 marzo -. Di queste 9 partite, tre non sono state mai distribuite, benché autorizzate dal Comitato Tecnico Scientifico Nazionale, per palesi difetti; una partita, la più rilevante (1.010.000 pezzi), non è stata distribuita e giace ad oggi presso il Magazzino centralizzato di Pordenone; le 5 partite rimanenti sommano in complesso circa 754.000 pezzi ricevuti e distribuiti nel periodo marzo 2020 – marzo 2021. Arcs già da domani invierà ulteriori FFP2 validate, garantendo così un’ulteriore copertura a sostituzione di quelle sequestrate".
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