«Nomine irregolari» Serracchiani inciampa sulle Pari opportunità

Sotto accusa la composizione della commissione regionale Escluse associazioni “storiche” come Forum delle donne e Udi
Di Gianpaolo Sarti
Pasian di Prato 16 Febbraio 2014. Assemblea PD.Telefoto Copyright Agenzia Foto Petrussi / Petrussi Diego
Pasian di Prato 16 Febbraio 2014. Assemblea PD.Telefoto Copyright Agenzia Foto Petrussi / Petrussi Diego

TRIESTE. Donne in rivolta contro la giunta Serracchiani. La nuova Commissione pari opportunità, ricostituita di recente, sarebbe fuori legge. La Regione non avrebbe rispettato l’iter previsto dalla normativa e avrebbe escluso una serie di realtà storiche che da anni si occupano di diritti, lavoro e uguaglianza. Sul caso era già intervenuto nei mesi scorsi il consigliere di Fi Bruno Marini che con un’interrogazione chiedeva chiarezza sulle procedure seguite. Ma ora, formata la squadra (attualmente presieduta da Donata Cantone), cominciano a fioccare le lettere di protesta del mondo associativo rimasto fuori. E volano accuse, come quelle della presidente del Forum delle donne Ester Pacor che taccia l’esecutivo di aver agito «per lottizzazioni».

La Commissione, che si rinnova a ogni legislatura, è stata ufficializzata con un decreto della presidente della Regione dello scorso 22 aprile. Per legge l’organismo è composto dalla “consigliera regionale di parità” e da quattordici commissarie. Di queste, quattro sono elette dal Consiglio regionale in relazione “a una specifica esperienza e competenza” (nella seduta del 9 luglio erano state scelte Alessandra Battellino, Fabiana Fusco, Liliana Marchi e Anna Maria Poggioli), mentre le altre dieci sono nominate direttamente dal presidente di Regione “sulla base delle candidature richieste dallo stesso” alle associazioni e movimenti delle donne “di riconosciuta rappresentatività regionale”, dalle organizzazioni regionali degli imprenditori, imprenditrici dei lavoratori e delle lavoratrici dipendenti e autonome. La giunta, nel suo verbale di ottobre, afferma di aver effettuato una “ricognizione” delle realtà attive nel territorio e della loro “capacità di incidere” in vari settori della vita culturale, economica e sociale in Fvg. Da questa ricerca ne è uscita una mappatura con la quale l’ente ha potuto “disporre” di segnalazioni di nominativi di personalità rappresentative e di “riconosciuta esperienza della condizione femminile nei suoi diversi aspetti e profili”. E dunque, su mandato della governatrice, la direzione competente avrebbe chiesto la conferma delle candidature segnalate. Oltre ai sindacati e categorie, sono state designate le proposte di Goap, Fidapa, Cirsi, Le donne resistenti, Se non ora quando, Rete Dpi e Sos Rosa. Non figurano, invece, realtà come Cif, Udi, Soroptimist, Ande, Ammi, Forum delle donne, Intramoenia e Movimento donne Trieste.

Oltre all’esclusione si contesta il metodo seguito, «contrario alla legge». «In realtà - afferma Ester Pacor (componente della Commissione nella passata legislatura) - della ricognizione abbiamo appreso dal web ma nessuno è stato davvero consultato. Buona parte delle prescelte, inoltre, appartengono ad associazioni miste e non prettamente femminili. La Regione si è poi limitata a inviare via mail una sorta di lettera con cui ha avviato una ricognizione fasulla e non ha mandato a nessuno la richiesta ufficiale dei nominativi da proporre, come invece dovrebbe fare la presidente della Regione». Analoghe proteste, con tanto di lettera indirizzata a Serracchiani, sono partite ad esempio dal Movimento donne Trieste: «Operiamo sul territorio dal 1978 – si legge nel documento – e abbiamo sempre fatto parte della Commissione. La nostra candidatura è stata regolarmente avanzata in occasione della ricognizione, tuttavia, scorrendo l’elenco delle elette, permetteteci di dubitare che i criteri di nomina previsti dalla legge siano stati rispettati». Così, in sostanza, anche il Forum delle donne. La vice-presidente Luisa Fazzini lamenta di non aver ricevuto alcuna richiesta da parte di Serracchiani, «quindi, non comprendendo come possa essere stato seguito un iter che non ha rispettato la legge, chiediamo di ritirare la delibera di nomina e avviare la procedura». Polemiche anche dall’Udi (Unione donne in Italia), presente in regione dal 1943: «A noi non è pervenuto nulla di ufficiale».

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