Negozi monomarca, Confcommercio Trieste al Tar «Quel piano è contraddittorio»

Depositato il ricorso contro la delibera del Comune: «Le proposte articolate su misura per evitare la Valutazione ambientale strategica. Ma la giurisprudenza non lo consente»
Foto BRUNI TRieste 29.10.2011 Negozi del centro
Foto BRUNI TRieste 29.10.2011 Negozi del centro

Quei monomarca non s’han da fare. Il testo del ricorso presentato al Tar da Confcommercio contro il Piano del commercio comunale è una dichiarazione di guerra, o poco ci manca: la previsione di cinque grandi punti vendita (i monomarca, appunto) secondo i ricorrenti è illegittima. La questione, come anticipato da Confcommercio il mese scorso, verte sulla mancata Valutazione ambientale strategica (Vas), la cui necessità per i cinque cosiddetti monomarca è stata esclusa dalla delibera della giunta comunale del novembre scorso. Confcommercio rivendica il suo diritto a intervenire per la tutela «a livello provinciale le imprese, le attività professionali ed i lavoratori autonomi associati nei rapporti con le istituzioni, le amministrazioni, gli enti e con ogni altra organizzazione di carattere politico, economico o sociale». Ripercorriamo, a grandi linee, alcuni dei punti più rilevanti del ricorso.

Da otto a cinque Secondo i ricorrenti la scelta del Comune di passare dagli otto grandi negozi, inizialmente previsti, a cinque è fatta «non per considerazioni inerenti una migliore tutela dei pubblici interessi ma all’unico fine di evitare di esperire la Vas». I ricorrenti ne indicano la riprova nell’adeguamento del Piano che specifica che «non tutte le manifestazioni pervenute comportano la realizzazione di centri commerciali e che per tali interventi non saranno realizzati posteggi in numero superiore ai 499 posti auto»: ragioni per cui secondo il Comune la Vas non sarebbe necessaria. Confcommercio si richiama a norme nazionali e regionali che stabilirebbero il contrario.

Complessi commerciali I ricorrenti criticano poi l’uso del termine «complessi commerciali» per indicare i cinque negozi. Riportano poi la giurisprudenza per cui la definizione non sarebbe altro che un sinonimo di «centro commerciale», soggetto quindi a Vas. «Pare un evidente, e quasi ingenuo, sviamento di potere finalizzato solo ad evitare la procedura», si legge nel ricorso.

Parcheggi I ricorrenti ricordano poi che la legislazione regionale prevede per esercizi superiori ai 1500 metri quadrati parcheggi pari al doppio della metratura. Vista la stazza dei monomarca, recita il ricorso, il limite di 500 posti auto è velleitario.

Altre critiche I ricorrenti contestano poi diversi altri punti: secondo Confcommercio alcune delibere riguardanti il piano prevedono la Vas e altre no, senza che si riesca a capire quale sia valida; inoltre sarebbe stato il consiglio comunale a dover «proporre alla giunta di assoggettare o meno a Vas la variante». L’ultimo punto del ricorso ne sintetizza lo spirito: «Come già evidenziato la relazione non doveva limitarsi a evidenziare che è vietato realizzare più di 499 posteggi e centri commerciali, doveva valutare se i complessi commerciali che si potranno realizzare sono davvero cosa diversa dai centri commerciali e doveva valutare in concreto se i metri quadrati minimi stabiliti dalla legislazione regionale per i parcheggi non avrebbero portato comunque a superare i 500 posti auto o a comportare una irrealizzabilità del piano per la presenza di due regole tra loro contradittorie». Parola al Tar.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo