Negozi a Trieste: chiude Serli, il fortino dello stile
TRIESTE Ventisette anni di attività, un negozio dal design unico e una selezione di capi d’alta gamma, con proposte d’abbinamento ad hoc per scarpe ed accessori. La storica boutique Serli, con sede in Cavana, chiude definitivamente i battenti e dal 10 novembre svuota il negozio con saldi su tutti i capi dal 20 al 50%.
Se ne va così un’attività che ha fatto la storia della moda a Trieste. Era il lontano 1990 infatti quando Claudio Serli - una vita nel mondo dell’abbigliamento avviata, fin dai tempi dell’università, lavorando a Padova e Milano come agente di stilisti emergenti - decise di aprire un negozio dove selezionare il meglio della moda uomo e donna e mettere finalmente assieme i prodotti classici con le più importanti collezioni di stile contemporaneo.
La sua cifra stilistica, declinata subito nel suo primo negozio triestino, la cui sede per 18 anni fu in corso Italia, dove ora c’è Geox, mirò fin da subito a saldare tradizione e innovazione. Il mix si rivelò vincente e si conquistò subito un’affezionata clientela triestina e pure molti estimatori stranieri, che in questi ultimi anni hanno rappresentato i principali clienti.
«La scelta di aprire un negozio a Trieste fu dettata dal fatto che ero diventato padre - racconta lo stesso Serli -: non volevo più fare il giramondo tra gli show-room milanesi e parigini, avevo bisogno di stanzialità. Così decisi di portare nella mia città tutto ciò che avevo imparato, ciò che amavo della moda e del costume». Negli anni ’90 e a inizio anni 2000 il mercato tirava: erano gli anni delle grandi griffe, da Gucci a Prada, a Dior. A questi marchi Serli affiancò alcuni brand allora emergenti, come Barbour e Woolrich. Poi, quando si separò dalla prima moglie, ci fu una divisione dei compiti: lei aprì la boutique Rosi Serli, di abbigliamento femminile, e Claudio Serli si dedicò invece alla moda uomo.
Ma già nel primo decennio del Duemila, complice la globalizzazione prima e la crisi economica delle vecchie potenze poi, le grandi griffe iniziarono ad orientarsi verso i mercati più ricchi, dalla Cina alla Russia fino agli Stati arabi. «Così lo stile dei grandi marchi cambiò per soddisfare le esigenze di quei mercati - aggiunge Serli - ma il gusto ormai era per altri palati. Perciò ho cercato una mia dimensione, orientandomi su un’interpretazione del costume contemporaneo che ponesse la massima attenzione al buon gusto». Lo si coglie molto bene anche oggi, entrando nel negozio di Cavana, che è stato ideato, fin nei dettagli, per rispecchiare la filosofia di Serli e offrire ai clienti un’atmosfera unica. Quanto alla decisione di chiudere i battenti, spiega Serli, è una scelta dolorosa ma necessaria.
«Quando l’abbiamo comunicato ai clienti più affezionati non sono mancati, da tutte e due le parti, gli occhi lucidi», racconta la moglie Patrizia. «Oggi però tenere in piedi un negozio è sempre più complicato a livello burocratico, gli anni d’oro per il commercio locale sono passati - spiega Serli - e in quest’ultimo periodo mi sono dedicato a un lavoro che mi appassiona molto: ho dato vita a una mia collezione, Elective, che a gennaio presenterò a Pitti Uomo e che è già distribuita in Italia, Europa e Giappone. Mi sono trovato costretto a fare una scelta perché non avevo più un briciolo di tempo per me: l'ho capito fissando la mia amata bicicletta, che attende da un anno di essere inforcata».
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