Muore a 53 anni per sospetta meningite
La vittima è un infermiere carcerario. Scattata la profilassi anche all’interno del Coroneo
Un uomo di 53 anni, infermiere carcerario, è morto ieri pomeriggio all’ospedale di Cattinara per sospetta meningite. La grave malattia ha già fatto tre vittime in provincia di Treviso, mentre nuovi singoli casi sono stati segnalati in questi giorni a Conegliano, sempre in Veneto, poi a Taranto e anche a Nova Gorica.
Immediatamente ieri a Trieste è stata attivata la procedura di profilassi per tutte le persone venute in contatto col malato: i medici e gli infermieri dell’ambulanza, quelli del Pronto soccorso e della Terapia intensiva dove l’uomo era stato ricoverato. Analoga procedura l’Azienda sanitaria ha attivato per il carcere, il luogo di lavoro.
Se la prudenza messa in campo con la somministrazione di antibiotici mirati a tutto l’ambiente frequentato dal malato lascia intuire che la diagnosi sia stata già consapevolmente espressa, le certezze non solo sulla malattia quanto soprattutto sulle sue cause e sul relativo grado di gravità si avranno entro domani, quando i laboratori avranno completato le analisi colturali e sarà possibile attribuire all’esatto virus, o all’esatto batterio, o all’assenza di questi agenti scatenanti, la vera natura del male.
Oggi intanto sarà disposta l’autopsia sul corpo dell’uomo, spirato alle 17.
«Non sappiamo ancora esattamente di quale tipo di meningite si tratti - risponde il direttore sanitario degli ospedali triestini Luca Lattuada -, potrebbe non essere meningite meningococcica, la più pesante, potrebbe essere di origine batterica, o virale». Il decesso, spiega Lattuada che preferisce comunque non entrare nei dettagli della situazione clinica, è sopraggiunto per «gravi complicanze».
In Veneto, dopo che i casi di meningite accertata si sono diffusi in modo preoccupante, e con esito drammatico per tre persone, si sta già parlando di somministrazione di vaccini in accordo col ministero della Salute che segue la situazione da vicino. I giovani contagiati avevano quasi tutti frequentato la medesima birreria estremamente affollata. I medici hanno fatto risalire la probabile fonte di contagio proprio alla promiscuità, associata a calo delle difese immunitarie, e alla molto probabile presenza di cittadini provenienti da paesi dove questi virus e batteri sono ancora molto diffusi.
I medici comunque anche in Veneto, colpito dal preoccupante focolaio, spiegano in queste ore che «le forme di meningite sono molteplici e nella maggioranza dei casi superabili con diagnosi precoce e terapia appropriata».
Lo scorso anno, a febbraio, di meningite fulminante era morto al Burlo Garofolo un bimbo di soli sei anni, dopo 25 giorni di cure, paure e trepidazione dell’intera città e non solo della famiglia angosciata, e anche degli scolaretti suoi compagni alla scuola elementare Morpurgo, nonché delle loro famiglie, comprensibilmente allarmate.
g.z.
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