Muore a 107 anni il triestino Gillo Dorfles, "padre" della nuova critica dell'arte

TRIESTE. Quando era nato, nel 1910, la sua Trieste faceva parte dell'Impero austro ungarico. In una vita
che ha superato alla grande e non di poco i cento anni (ne aveva compiuti 107 il 12 aprile), Gillo Dorfles, scomparso nella mattina di oggi, venerdì 2 marzo 2018, nella sua abitazione a Milano, si è preso il lusso di sperimentare di tutto, dalla medicina alla filosofia, l'arte, l'architettura, la musica, la moda.
E ha conosciuto praticamente tutti, da Italo Svevo quando era impiegato in una fabbrica di vernici a Eugenio Montale di cui era intimo, fino a Lucio Fontana, che ha contribuito a lanciare. Ha preso il caffé con Cesare Pavese e battibeccato con Salvatore Quasimodo, è stato ospite di Frank Lloyd Wright e amico personale di Renzo Piano.
Ma soprattutto ha avuto la fortuna e la forza di essere incredibilmente lucido e attivo fino all'ultimo, tanto da partecipare a metà gennaio alla Triennale all'inaugurazione di Vitriol, una personale dedicata ai disegni realizzati tra il 2010 e il 2016. «Ho dimenticato metà secolo e sto dimenticando l'altra metà perchè voglio vivere nel futuro», rispondeva pacato, qualche tempo fa ad un intervistatore che aveva fatto l'errore di ricordargli l'età.
Arte, gusto, miti, mode: decano dei critici italiani e lui stesso pittore di talento, Dorfles è stato uno straordinario e testimone e protagonista del Novecento e oltre. Nato a Trieste da padre goriziano e madre genovese, laureato in medicina e specializzato in psichiatria, una grande passione anche per i
cavalli, Angelo detto 'Gillò ha da subito preferito l'attività di pittore e l'impegno come critico e studioso d'arte, che lo ha portato poi ad insegnare estetica nelle Università di Firenze, Trieste, Venezia e Milano. (Ansa).
Oltre 2.500 pubblicazioni portano la sua firma: monografie, contributi, articoli, saggi, che rimarranno pietre miliari nel dibattito culturale in Italia e all’estero. Tra questi, “Le oscillazioni del gusto”, “Il divenire delle arti”, “Ultime tendenze dell’arte oggi” (25.000 copie vendute), “Kitsch. Antologia del cattivo gusto”, che nel ’68 contribuì a definire anche a livello internazionale il significato di questo stile, fino all’ultimo “Paesaggi e personaggi” del 2017.
Cresciuto a Trieste, agli studi al liceo Dante di Trieste, erano seguiti a Milano e Roma quelli di medicina. Dopo aver svolto il servizio militare a Torino aveva infatti lasciato Milano per rifugiarsi con la famiglia a Lajatico dove, con la caduta della Linea Gotica, visse momenti difficili.
L’attività critica, di filosofo dell’estetica e dei costumi da un canto e quella di artista, hanno sempre seguito binari paralleli. Nel ’48, in seguito anche agli stretti contatti con la Konkrete Kunst zurighese e gli svizzeri Lohse, Graeser e Roth, era addivenuto a una posizione estetica internazionale e aveva fondato con altri il Movimento Arte Concreta.

Nel ’55 intraprese la carriera universitaria, che determinò una riduzione, in favore della grafica, dell’attività pittorica, ripresa verso la metà degli anni ‘80. E’ del 2001 la prima grande mostra al PAC, seguita, tra le altre, da quelle a Palazzo Reale e allo Studio Marconi di Milano e, lo scorso anno, al MACRO di Roma. Tre giorni fa si è chiusa all’Accademia di Brera l’ultima sua esposizione, intitolata “Equilibrio instabile”.
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