Monfalcone, tensione al rito per Dominutti

Spuntano gli anarchici, via Terenziana blindata per la posa della corona in memora del cantierino ucciso nel ’48 dai filo-jugoslavi. Sguardi di sfida con Pro Patria. Dopo l’inno d’Italia il “Bella ciao” dei ribelli
Bonaventura Monfalcone-14.01.2018 Celebrazione per Dominutti e contro manifestazione circolo libertario-Via Terenziana-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-14.01.2018 Celebrazione per Dominutti e contro manifestazione circolo libertario-Via Terenziana-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE Quella di domenica è stata l’ottava posa della corona d’alloro davanti al cippo che in via Terenziana, a Monfalcone, ricorda la morte di Pietro Dominutti, operaio del cantiere navale ucciso proprio in quel punto nel 1948 dai colleghi filo-jugoslavi. La tensione non è mancata, percepibile via via che il corteo prendeva forma nel parcheggio antistante, per poi attraversare, e dare inizio alla commemorazione. La distanza s’è ridotta tra i militanti di Pro Patria e gli anarchici isontini, che hanno fatto rinascere il “Caffè Esperanto”.

Gli uni a ignorare una presenza ben poco gradita, per celebrare «un semplice patriota, un cittadino lavoratore del cantiere che aveva partecipato a numerosi comitati collegati a quelli di Liberazione nazionale, ripetutamente percosso, come Perin», ha affermato ad esordio di cerimonia il presidente di Monfalcone Pro Patria, Mauro Steffè, consigliere comunale di Fratelli d’Italia. «Un ambiente caldo, ma ormai a guerra finita».

Bonaventura Monfalcone-14.01.2018 Celebrazione per Dominutti e contro manifestazione circolo libertario-Via Terenziana-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-14.01.2018 Celebrazione per Dominutti e contro manifestazione circolo libertario-Via Terenziana-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

E gli altri, dietro un lenzuolo teso, segnato a caratteri rossi: “La verità è rivoluzionaria”. Immobili a saettare sguardi altrettanto ben poco concilianti. Poi eccoli, i riferimenti irritati e stizziti nei confronti del Coordinamento libertario isontino del Caffè Esperanto, che «tre giorni fa, prima della commemorazione, ha scritto cose indecorose e inaccettabili», ha scandito il nipote di Dominutti, Alessandro Pulin, in ordine agli attacchi alla figura del congiunto. «Rivendichiamo un patriota non fascista – ha rieccheggiato Steffè – ucciso alle spalle rincasando proprio da chi le armi le deteneva».

Domenica mattina l’area di via Terenziana a ridosso dell’incrocio con via Aquileia era blindata. Le forze dell’ordine, coordinate dal vicequestore alla guida del Commissariato cittadino, Stefano Simonelli, a far da cordone tra i promotori della cerimonia, Monfalcone Pro Patria e Trieste Pro Patria, con i suoi partecipanti, e il gruppo del Circolo anarchico, sul lato opposto della strada.

Bonaventura Monfalcone-14.01.2018 Celebrazione per Dominutti e contro manifestazione circolo libertario-Via Terenziana-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-14.01.2018 Celebrazione per Dominutti e contro manifestazione circolo libertario-Via Terenziana-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Steffè ha parlato di «controparte ridicola» e di «parti politiche che hanno preso le distanze per la nostra esistenza». Pulin invece ha rimarcato: «Voglio ribadire a tutti che non ho mai fatto politica, che sono sempre venuto qui a ricordare il mio parente». E ha incalzato: «Ciò che mi ha dato fastidio è quanto è stato scritto su mio zio, che faceva traffico di armi e che era fascista. Dico solo una cosa, per non lasciarmi portare sul loro terreno: condanno la pedofilia, la violenza sulle donne e l’ignoranza», ha concluso comunicando di aver «preso contatti con i legali».

Il presidente di Trieste Pro Patria Nino Martelli ha ripercorso la storia con veemenza. Ha osservato: «I titini hanno disonorato il Comitato di Liberazione nazionale. I vincitori hanno mistificato la verità dei fatti. Il primo maggio Trieste era libera. Il Partito comunista attendeva i titini, che hanno ucciso anche la polizia appartenente al Comitato per volontà del podestà». Ha aggiunto: «Il nostro scopo non è solo quello di ricordare le vittime, ma anche il fatto che tutto quanto è avvenuto dopo è solo menzogna. Noi ci mettiamo la faccia».

Ha parlato dei «rigurgiti che tornano fuori quando la politica è in crisi. Il rigurgito antifascista basato sul nulla». Il canto corale s’è levato sulle note dell’inno d’Italia, con lo sventolare del Tricolore. La cerimonia è finita, promotori e partecipanti se ne sono andati.

A quel punto gli anarchici hanno intonato “Bella ciao”, poi hanno gridato ripetutamente: «Siamo antifascisti». Steffè comunque lo ha annotato: «Ci si sarebbe aspettati che gli anarchici non fossero qui proprio oggi, come noi non ci presentiamo alle loro manifestazioni, il 25 aprile».

A margine la consigliera comunale di opposizione Annamaria Furfaro (La Nostra Città) ha voluto dichiarare: «Tengo ad essere nuovamente presente, nel mio ruolo ufficiale di consigliere, per dare il mio messaggio forte e chiaro di rifiuto e lotta attiva verso qualsiasi forma di violenza, non solo palese come questa di cui oggi si fa memoria, ma anche nelle sue forme più subdole o nascoste, la prevaricazione e l’urlo, l’incapacità all’ascolto e la violenza verbale, la chiusura o il creare un clima di insicurezza e paura».

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