Monfalcone, stop ai negozi etnici in centro storico
Nuovi negozi etnici diventano “fuori legge” in centro storico. L’aveva detto in campagna elettorale e poi da sindaco lo ha ribadito alla prima delibera utile, firmata di proprio pugno. Ma ora il tentativo di mettere un freno alla liberalizzazione totale del commercio introdotta da Monti si sta traducendo, per Anna Cisint, in provvedimenti concreti. Che, se passeranno le forche caudine della Conferenza dei servizi con Soprintendenza e Regione, con le quali per altro fin qui il confronto non è mancato, si trasformeranno dopo il voto in aula in atti tangibili. E primeggia, su tutti, lo stop a nuovi money transfer e phone center, banditi delle aree reputate di maggior pregio archeologico, storico, artistico e paesaggistico della città, ma non solo.
Un’operazione che si potrebbe definire “salva centro”, come quella attuata a Firenze dal sindaco Dario Nardella, per arginare il boom di mini-market presenti soprattutto in via Sant’Ambrogio dove dall’alcolico a buon mercato al pangasio congelato è possibile comprare a qualunque ora di tutto o quasi. Un andazzo sgradito alla nuova giunta.
Che non a caso nella riperimetrazione in quattro fasce del territorio ha inserito nell’area numero 1, cosiddetta “rossa” - dove le limitazioni sono massime -, proprio l’arteria che ospita il campanile del Sant’Ambrogio. Qui (e in zona 2) non si potrà più insediare un lungo elenco di attività: money change, phone center, internet point, money transfert (eccetto banche e società di intermediazione immobiliare); sale giochi e centri scommesse; locali di pubblico spettacolo (disco, sala da ballo e night club); centri massaggio (quando non si tratta di attività estetica o fisioterapica che faccia riferimento a specifica normativa); vendita al dettaglio o somministrazione con apparecchi automatici di alimentari. Lunga pure la lista delle categorie merciologiche: dagli articoli erotici alle carni e pesci crudi e congelati, pur in forma non prevalente (esclusa la vendita in somministrazione).
Sì, ma l’esistente? «Chiaramente i contratti privati in essere continueranno a valere - replica Cisint -, dunque contempliamo i soli nuovi esercizi. Tuttavia altre prescrizioni, relative a orari e tipologie di merce deputate alla vendita, dal mio punto di vista si dovrebbero applicare da subito. E noi faremo in modo che ciò avvenga». Infatti, per quanto riguarda i fori commerciali inseriti in fascia 1 e 2, «l’attività sarà consentita solo dalle 7 alle 20.30», dunque «non più fino alle 23», mentre per il settore della somministrazione «orientativamente dalle 4 alle 2». In quest’ultimo caso, tuttavia, «se le esigenze del contesto generale disporranno diversamente, volentieri ridurremo l’orario: la sperimentazione, come scritto in delibera, sarà suscettibile di modifiche».
La fascia 2, come sottolinea l’assessore all’Urbanistica Giuseppe Nicoli, in cui «vigono limitazioni, ma meno rigide rispetto a quelle inserite per via Sant’Ambrogio», «coincide grosso modo con la zona A del Piano regolatore, più l’estensione a talune strade con almeno 70 anni di storia, vedi via Duca d’Aosta». Comprende il perimetro di Salita Granatieri, via Serenissima, del Patriarcato, viale San Marco (fino all’incrocio con via Rosselli), via dell’Arena e una parte di via Desenibus, via Ceriani e l’inizio di via Bixio (altezza via 9 Giugno), via Roma, piazza Dante, via Oberdan con piazza Cavour, via Plinio e via Colleoni. La fascia 3, invece, riguarda la striscia immediatamente a ridosso della precedente, annoverando per esempio la rimanente parte di viale, via Bixio e 9 Giugno; oppure le vie Giacich e Toti, Mazzini e don Fanin, San Francesco e Salita alla Rocca. Infine la zona 4, comprendente «per pari dignità di attenzione», superfici già tutelate come quella di Panzano, poi pure Aris e la Poma, San Polo (chiesa sconsacrata), la stazione e via Romana. Esiste infine, ma solo per sottrazione, una fascia 5, dove non ci sono restrizioni e che sostanzialmente comprende tutte le arterie non contemplate nei precedenti capitoli.
La zonizzazione, così come avanzata dal vicesindaco Nicoli di concerto con gli uffici preposti e articolata su una serie di relazioni tecniche che definiscono le peculiarità dei beni immobili, archeologici e storici, presenti sul territorio e da tutelare con ogni mezzo, verrà proposta in sede di Conferenza dei servizi e, dunque, potrà essere ancora rivista e corretta. Perno del ragionamento, l’articolo 52 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, numero 42. Il passo successivo, come rimarca Nicoli, sarà la modifica del corrispondente piano di settore, sul Commercio. Tutto l’impianto infine, come espresso dall’assessore al Marketing Luca Fasan, è stato concordato assieme ad Ascom, Ccn e artigiani. La prossima settimana sarà illustrato anche ai rioni.
Riproduzione riservata © Il Piccolo