Monfalcone, nuova bomba inesplosa scoperta a Portorosega
Sotto la banchina dell’accosto sette vicino alla bitta 36. Nave bloccata per precauzione, ma l’attività dello scalo prosegue
Bonaventura Monfalcone-19.04.2018 Porto dall'alto-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
MONFALCONE Nuovo ritrovamento di un ordigno bellico nel canale del porto, ancora una volta proprio nella zona dell’accosto numero sette dove, lo scorso mese di marzo, erano stati ritrovate altre due bombe, tra l’altro reperti inesplosi della tipologia più pericolosa, a caricamento speciale.
L’ennesima scoperta è avvenuta mercoledì pomeriggio, ed è stata fatta come la scorsa volta dagli operatori della Ediltecnica, la ditta specializzata e autorizzata a operazioni di bonifica bellica. In realtà la ditta non fa una vera bonifica e rimuove gli ordigni inesplosi, è autorizzata a fare una ricognizione con gli appositi strumenti che rilevano la presenza dei residuati bellici. Ed è quello che è successo anche mercoledì pomeriggio e appena rilevato il sospetto oggetto metallico, quasi certamente una bomba inesplosa, è stata avvertita la Capitaneria di porto di Monfalcone.
«Il presunto ordigno si trova a pochi metri dalla banchina dell’accosto sette, in prossimità della bitta 36 – conferma il comandante in seconda, Virginia Maria Buzzoni – appena appresa la notizia abbiamo bloccato una nave che era in rada e doveva entrare e ormeggiarsi a quell’accosto. Poi abbiamo anche allertato la nave che era già ormeggiata all’accosto nove, non sapevamo ancora con esattezza la posizione dell’ordigno e le sue dimensioni, c’erano delle valutazioni in corso per le misure di sicurezza e non eravamo ancora sicuri se era necessario spostare e interdire quell’accosto, poi l’allerta è rientrata».
Con in mano più dettagli la Capitaneria ha emesso un’ordinanza di interdizione di un tratto di banchina, circa 150 metri, tutto l’accosto sette in pratica, con un divieto sullo specchio di mare che si estende su un raggio di circa 60 metri dal punto di ritrovamento, precisamente la bitta numero 36.
L’accortezza della Capitaneria è stata comunque quella di non mettere a rischio il traffico delle navi in porto per non creare disagi agli operatori. «Le operazioni portuali al di là di qualche precauzione mercoledì pomeriggio, non sono state bloccate – spiega la comandante in seconda – le navi anche oggi (ieri ndr) hanno continuato a uscire ed entrare tranquillamente solo con la precauzione di stare distanti dallo specchio acqueo davanti all’accosto numero sette». Il problema ora è capire quando potrà essere spostato l’ordigno e ridata la funzionalità all’accosto 7 in porto. La Capitaneria, come prevede la prassi in materia di sicurezza e i protocolli consolidati, ha allertato la Prefettura che ha già chiesto l’intervento della squadra di sommozzatori della Marina militare specializzati in questo tipo di interventi (il raggruppamento subacquei e incursori ComSubIn della Marina) che sono ormai di casa a Monfalcone dove, lo scorso marzo, hanno rimosso gli altri due ordigni. In realtà la scorsa volta assieme agli specialisti subacquei, vista la pericolosità dei due ordigni sono scesi in campo assieme a loro anche quelli del nucleo di Ancona dello Sdai (Servizio difesa anti-mezzi insidiosi) anche loro della Marina, che erano presenti in quei giorni a Grado alle prese con la bonifica del trabaccolo della flottiglia impegnata durante la Prima guerra mondiale nell’Operazione Aquadukt, naufragato nel novembre del 1917.
Come è successo a marzo scorso potrebbe trattarsi dello stesso tipo di ordigno pericoloso. Un vero incubo per Monfalcone il cui porto è stato inserito nell’elenco speciale degli scali a rischio di ritrovamento di ordigni dopo i bombardamenti della guerra. «Potenzialmente potrebbero esserci ancora altre bombe, questo è risaputo – aggiunge la comandante Buzzoni – è cosa nota che Monfalcone è stata oggetto di bombardamenti durante la guerra e dunque ci sono buone probabilità di trovare nel fondale altri ordigni inesplosi». Il problema è che man mano che si trovano i residuati bisogna attendere l’arrivo degli specialisti della Marina per rimuoverli e finché non è finita non si può iniziare il dragaggio di manutenzione del canale che è in ritardo di mesi. «In genere gli specialisti della Marina intervengono rapidamente – conclude il comandante in seconda – spero nel giro di alcuni giorni. Dipenderà se sono impegnati altrove, purtroppo il loro raggio di azione è in tutta Italia sia negli specchi d’acqua esterni dei porti che quelli delle acque interne».
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