Mistero leonardesco nascosto in un raro fossile di Bosc di Sot

Rinvenuto un Paleodycton già descritto dal genio toscano nel Leicester Codex. Il frammento potrebbe essere la chiave per risolvere un enigma scientifico
Il frammento di Paleodycton, conosciuto come “Fossile di Leonardo da Vinci”, ritrovato a Bosc di Sot
Il frammento di Paleodycton, conosciuto come “Fossile di Leonardo da Vinci”, ritrovato a Bosc di Sot

CORMONS Il termine scientifico è Paleodycton, ma in gergo meno tecnico è conosciuto come “Fossile di Leonardo da Vinci”. Il genio toscano fu infatti il primo a studiarlo, e ora nella casistica dei luoghi in cui è stato visionato entra anche Cormons.

Il paleontologo goriziano Andrea Baucon, uno dei massimi esperti mondiali di questo specifico settore, e il naturalista cormonese Michele Tofful hanno recentemente osservato questa tipologia particolare di fossile nelle rocce rinvenute in località Bosc di Sot. «Lo studio di queste strutture - spiega Baucon nella sua relazione tecnica - rivela regolarità impressionanti: le strutture rinvenute a Bosc di Sot sono raggruppamenti di celle esagonali». Baucon stesso spiega come a realizzarle siano stati organismi marini che abitavano il Cormonese più di 50 milioni di anni fa. «Queste strutture - continua - rivelano l’antichissima storia di Cormons: le maglie esagonali di Bosc di Sot sono state scavate da grossi vermi in soffici fanghi marini. Questo intricato sistema di tunnel è stato poi riempito da velocissime correnti di acqua torbida capaci di correre fino a 100 km orari, scatenate dai terremoti legati all’innalzamento delle catene montuose che ancora oggi possiamo ammirare; la sabbia e il fango sono poi diventate pietra, consegnandoci calchi naturali di queste meravigliose architetture animali».

La geometria di simili tane fossili aveva già attirato l’attenzione del genio toscano. Nei “Codici” Leonardo dimostrava di conoscere la vera natura di questi siti. «Negli strati di roccia si trovano ancora le tracce del movimento dei vermi - aggiunge Baucon - che si muovevano fra essi quando non erano ancora asciutti». E Baucon cita in questo senso gli scritti leonardeschi, in particolare il Leicester Codex, nel quale il genio rinascimentale racconta come nelle falde “si trovano ancora gli andamenti delli lombrici, che caminavano infra esse quando non erano ancora asciutte”. «Si pensi - nota Baucon - che il resto del mondo scientifico sarebbe giunto a conclusioni altrettanto accurate solo nei primi anni del ‘900. Leonardo è stato il primo a raffigurare una tana fossile: ed in un suo disegno c’è lo stesso genere di tana di quella di Bosc di Sot. La sua attenzione è stata presumibilmente attirata dalla regolarità delle maglie della tana fossile, oggi nota agli scienziati come Paleodictyon». Baucon spiega che la geometria esagonale della tana di Bosc di Sot: «Serviva a crescere batteri negli abissi marini. Il verme così coltivava microorganismi, di cui si nutriva, sulle pareti della propria tana. Una strategia complessa per vivere in ambienti estremi».

Il paleontologo goriziano, come detto, è uno dei massimi esperti di questo settore specifico: ha lavorato in Spagna e Portogallo con Adolf Seilacher, uno dei più importanti paleontologi di sempre. E le tane viste a Bosc di Sot sono le stesse studiate da Seilacher negli abissi dell’Oceano Atlantico a 3500 metri di profondità, in prossimità di catene vulcaniche sottomarine. Lì, tuttavia, non è stato possibile identificare precisamente l’autore di quelle meraviglie. Baucon ora si chiede: «Saranno le tane di Bosc di Sot a risolvere questo avvincente mistero scientifico? Anche per questo motivo è fondamentale preservare il patrimonio naturalistico di Bosc di Sot, dove possiamo conoscere gli ecosistemi del passato e del presente». —


 

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