Miramare cresce e toglie al Friuli la regia operativa dei musei principali
TRIESTE. Il Museo di Miramare diventa il punto di riferimento per le più importanti strutture culturali della Regione, da Aquileia a Cividale. È l’effetto della riforma del ministro della Cultura Alberto Bonisoli, una legge di riorganizzazione del ministero che dovrebbe entrare in vigore il 22 agosto e di cui sono appena stati firmati i decreti attuativi. In altre regioni il testo ha suscitato polemiche, ad esempio per la scelta di accorpare il Cenacolo Viciano alla Pinacoteca di Brera a Milano o le Galleria dell’Accademia agli Uffizi a Firenze. In Friuli Venezia Giulia il potenziale c’è (come sempre quando si toccano le due anime della regione) ma le conseguenze concrete devono ancora essere chiarite.
Andiamo con ordine. A sancire le novità è un decreto ministeriale che Bonisoli ha firmato due giorni fa e che oltre a chiarire il destino di alcune strutture che erano rimaste “appese” nel decreto di riorganizzazione del Mibac licenziato a luglio dal Consiglio dei ministri, comporta novità per i musei di gran parte d’Italia. Il punto di partenza è la riorganizzazione della rete museale pubblica, con l’abolizione dei poli museali regionali sostituiti dalle direzioni territoriali.
In alcune regioni le direzioni territoriali non vengono istituite: è il caso del Friuli Venezia Giulia, delle Marche e dell’Umbria dove i musei territoriali vengono affidati ad un museo a gestione autonoma.
In Fvg i musei inseriti nel polo museale da abolire non sono certo pezzi di poco valore: parliamo infatti del Museo archeologico nazionale di Cividale, del Museo archeologico e cripta degli scavi di Aquileia, del Museo paleocristiano di Aquileia, del Museo nazionale di archeologia subacquea di Grado. Alla regia non ci sarà più quindi l’attuale direttore del Polo Luca Caburlotto (già direttore di Miramare) ma l’attuale direttrice del castello, Andreina Contessa. È ancora da chiarire cosa questo comporterà in termini di lavoro per il museo, nonché per l’indipendenza delle altre strutture della direzione, tanto che da Miramare almeno per il momento non arrivano commenti di sorta.
Si attende che il ministero specifichi con dovizia di particolari quali saranno le ripercussioni pratiche del decreto. Considerando il gusto tutto regionale per il campanilismo, c’è da aspettarsi che la scelta di piazzare i “friulanissimi” longobardi sotto i “triestinissimi” Asburgo possa generare qualche polemica.
A livello nazionale i contrasti non mancano. E se dal Collegio Romano sottolineano che si tratta semplicemente di «ordinaria amministrazione», critiche e malcontento non mancano con lamentele che arrivano dalle fila dei sindacati e dal consiglio superiore dei beni culturali, che il ministro non ha consultato. Il caso che fa più scalpore riguarda comunque Milano, e la fragile opera di Leonardo Da Vinci– attualmente gestita dal polo museale della Lombardia– in ogni stagione super gettonata dai turisti anche se le visite, proprio per la grande delicatezza dell’opera, sono da anni contingentate.
L’affidamento della sua gestione a Brera, attualmente diretta dall’inglese Bradburne, arriva il giorno dopo la notizia del via libera del ministero al progetto di restyling di Palazzo Citterio pensato per ospitare le collezioni del Novecento, con l’obiettivo di farne una “Brera Modern”, su modello della britannica Tate Modern. Prima di Milano era toccato a Firenze, con la criticatissima unione fra Uffizi e Accademia. Per Miramare, invece, dopo le voci di perdita di autonomia dei mesi scorsi, è arrivata quella che pare una promozione. Le cui conseguenze sono però tutte da scoprire.
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