Mimmo va in pensione dopo 70 anni tra barbe, forbici e tagli di capelli

I primi passi nel mestiere mossi da giovanissimo in Puglia, poi il trasferimento a Trieste, nell'omonimo salone di via Giulia. «Grazie a tutti i miei clienti» 

TRIESTE «Dopo 70 anni di lavoro è il caso di lasciare spazio ai giovani». Domenico De Tommaso, per tutti semplicemente “Mimmo”, ha deciso di appendere le forbici al chiodo.

L’ottantaquattrenne barbiere pugliese, titolare dell’omonimo salone in via Giulia (davanti al giardino pubblico Muzio De Tommasini), ha annunciato il suo ritiro. Se ne va in pensione dunque un pezzo di storia della città, arrivato a Trieste tanti anni or sono dal Meridione come molti altri conterranei a caccia di fortuna al Nord. Nato a Monopoli nel 1935, è proprio nel comune del Barese che Mimmo, una volta terminati gli studi, si approccia sin da giovanissimo, a 14 anni, al mestiere. Un modo per iniziare a guadagnare qualcosa, una passione che maturerà nel tempo. Negli anni Sessanta approda a Trieste assieme ad un gruppo di amici, dando vita all’Accademia di acconciatori maschili. Dalle prime prove con i modelli, gli allievi e le allieve dell’Accademia fanno esperienza ed aumentano. Gli affari vanno bene anche perché all’epoca quella dei capelli era una vera e propria arte, e le richieste dei clienti erano davvero numerose: i rasoi a basso costo come oggi erano ancora utopia, il barbiere era un mestiere che, se fatto bene, rendeva. Il taglio che andava per la maggiore? Il cosiddetto taglio “all’italiana”, ossia i capelli corti alla militare, con tanto di brillantina Linetti, il mitico gel, effettuato con macchinetta a mano.

Ma come aveva raccontato qualche tempo fa al Piccolo, tra gli strumenti del mestiere di una volta c’era anche il ferro per i baffi: «Andavano per la maggiore i baffi alla Francesco Giuseppe. Si metteva a scaldare un poco il ferro, e poi ci si mettevano i baffi e si girava». Mimmo ha tagliato i capelli ad almeno tre generazioni di triestini. Tra i suo clienti più famosi si possono sicuramente citare Claudio Magris e Carlo Levi. Ma la particolarità di questo salone è che di qui sono passati uomini di tutti i ceti sociali: dagli operai agli impiegati, dai dirigenti di banca agli studenti. «Avrò tagliato i capelli a migliaia di triestini nella mia carriera – ricorda Mimmo –: è una cosa che mi è sempre piaciuto fare, anche se oggi i tempi sono cambiati. Alcuni clienti comunque sono sempre stati esigenti».

Non a caso Mimmo aveva un armadietto con 50 cassettini in cui il barbiere custodiva il rasoio “naturale”, le lamette, e l’asciugamano personalizzato in modo tale da avere il proprio kit. A \che, in fondo in fondo, pure l’uomo è vanesio. «Ringrazio tutti i miei clienti – ha detto Mimmo per congedarsi – che hanno frequentato il salone in tutti questi quasi 60 anni vissuti a Trieste». —


 

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