Maxifurto a rate, rubati a Trieste 500 telefonini
TRIESTE Maxi furto di telefonini al negozio della Tim di piazza della Borsa. La notizia è trapelata in questi giorni e fa riferimento alla sottrazione dal centralissimo negozio di telefonia, tra i più frequentati in città, di circa 500 cellulari di marche e modelli tra i più prestigiosi. La denuncia da parte dell’azienda è stata raccolta dal comando dei Carabinieri di via dell’Istria alla fine dello scorso anno. Ma non si sarebbe trattato di un raid, di un colpo messo a segno durante una notte da ignoti mentre il Tim Store era chiuso, ma di una serie di furti messi a segno nell’arco di mesi. Una tecnica “goccia a goccia”, giorno dopo giorno, che avrebbe reso più complessa la scoperta del furto.
Dal comando dei carabinieri non trapelano dettagli se non la conferma che sul caso vi siano delle indagini in corso. La Tim, contattata, riferisce «di essere al corrente dell’episodio ma per il momento preferisce non rilasciare alcuna dichiarazione». Intanto due dipendenti sarebbero stati sospesi e temporaneamente allontanati in via precauzionale dal posto di lavoro. Il negozio Tim Store al civico 15/d di piazza della Borsa è un punto vendita diretto di Telecom Italia Spa. Giornalmente centinaia di persone si rivolgono a quell’esercizio per acquistare prodotti di telefonia e servizi. Dispone di un ottimo sistema interno di videosorveglianza. Da indiscrezioni, una prima ricostruzione della dinamica del furto vedrebbe coinvolto direttamente un dipendente che con la complicità di qualcuno sarebbe riuscito giorno dopo giorno a far uscire dal negozio l’importante quantitativo di merce. Cellulari nella loro scatola originale, nuovi, probabilmente destinati ad essere rivenduti attraverso un mercato illecito. Visto il sistema di videosorveglianza interno, che riprende anche l’unico accesso al foro commerciale, per portare fuori dal negozio con regolarità un certo quantitativo di dispositivi sistemati nelle relative scatole, deve essere stato usato uno stratagemma. Un sistema che agli occhi delle videocamere passava inosservato.
Nelle ultime settimane alcuni clienti che hanno acquistato l’anno scorso telefoni cellulari in quel negozio, sono stati raggiunti dai carabinieri che hanno fatto alcune domande e preso visione dei dispositivi cellulari in loro possesso. Il che non esclude si stia cercando pure di capire se il ladro o i ladri abbiano provveduto anche ad effettuare, ad esempio, lo scambio del codice seriale “imei” dei cellulari fatti sparire con quello invece dei telefonini venduti regolarmente nel negozio. Ad ogni cellulare viene attribuito un codice da 15 cifre che è impresso anche sulla scatola originale. Un negozio di telefonia quando acquista i dispositivi, anche i tablet, accanto alla bolla di consegna che indica i pezzi modello per modello riceve pure la lista dei relativi codici. Un codice che consente di identificare in maniera univoca ogni dispositivo e che può essere utile in caso di furto. Non è da escludere dunque che, abilmente, il ladro per rendere i cellulari più difficilmente rintracciabili una volta usciti furtivamente dal negozio, abbia anche scambiato le scatole di telefonini dello stesso modello.
Un furto in ogni caso ben architettato, messo a segno, tra l’altro, negli stessi locali che un tempo ospitavano la storica ottica Mioni che nel 2010, nel cuore della notte, venne svaligiata. I ladri, indisturbati, erano allora riusciti a far sparire quasi duemila montature di occhiali per un valore complessivo di un milione di euro.
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