MaxiAuthority, no di Regione e D’Agostino

Bocciature pesanti per l’ipotesi Russo. La governatrice Serracchiani: «Rischia di marginalizzare Trieste». Il commissario: «Strada pericolosa»
La Gerda Maersk, megaportacontainer transoceanica alla banchina del Molo Settimo
La Gerda Maersk, megaportacontainer transoceanica alla banchina del Molo Settimo

A tre giorni dall’annuncio rischia di finire “demolito” l’emendamento presentato alla Commissione affari costituzionali dal senatore Francesco Russo per istituire l’Autorità logistica regionale unica. Ieri, tra le altre, sono arrivate due stroncature particolarmente pesanti: quella del commissario dell’Autorità portuale Zeno D’Agostino e quella della presidente della Regione Debora Serracchiani. Negli intendimenti di Russo, condivisi a suo dire anche dal senatore ed ex assessore regionale ai Trasporti Lodovico Sonego, c’è la creazione di una sola governance che riunisca i porti, gli interporti e l’aeroporto del Friuli Venezia Giulia e che faccia riferimento alla Regione stessa sottraendo tra l’altro lo scalo triestino alla nuova legge nazionale sui porti.

«È un percorso che non mi piace - afferma convinto D’Agostino - in questo modo tutte le strutture logistiche regionali verrebbero messe sullo stesso piano, Trieste equivarrebbe a Monfalcone e invece il mercato, i traffici, gli operatori hanno scelto e hanno messo Trieste sopra tutto. Se si fa un network è da Trieste che deve partire, non dalla regione». Nell’assetto prefigurato da Russo invece, secondo D’Agostino, Trieste per poter utilizzare una banchina a Monfalcone dovrebbe appena chiedere alla Regione. «Non ci sarebbe sviluppo in questo modo - sostiene il commissario dell’Authority triestina - o perlomeno si tratta di un percorso che presenta troppe incognite». Largamente preferibile invece dal punto di vista della Torre del Lloyd l’altro percorso, quello che dovrà essere individuato dalla nuova legge sui porti ora in mano al neoministro Graziano Delrio. «È l’Autorità portuale triestina che deve allargarsi per includere gli altri porti e interporti e guidarli e non deve succedere l’inverso», chiude D’Agostino.

Authority regionale unica: Russo tenta un nuovo blitz
Una veduta del Porto nuovo di Trieste

«Il porto di Trieste è un’infrastruttura strategica a livello nazionale - ha affermato ieri Serracchiani - e ho già avuto modo di sottolineare che, per quanto riguarda la movimentazione dei contenitori, Trieste deve essere uno dei tre porti strategici in Italia. Ho il fondato timore che l’emendamento rischi di ottenere l’effetto opposto a quello auspicato, scorporando e marginalizzando lo scalo rispetto al sistema portuale italiano. Penso che ciò che dobbiamo chiedere sia la possibilità di competere ad armi pari sul mercato internazionale, rendendo più agili le Autorità portuali e che siano valorizzate le nostre specificità, come il Punto franco. E sempre per rispondere alle esigenze del mercato serve un coordinamento operativo fra porti, interporti operatori e gestori d’infrastruttura». Secondo la governatrice però il ruolo dell’Autorità portuale deve essere parte di un disegno coerente con l’assetto che scaturirà dalla riforma della portualità nazionale. «Senza contare che - mette in guardia Serracchiani - qualora la Regione acquisisse il controllo del porto di Trieste, dovrebbe far fronte anche agli investimenti necessari al suo sviluppo, che non sarebbero affatto garantiti dagli ipotizzati introiti derivanti dalle tasse portuali. Il porto di Trieste invece deve rimanere e acquisire sempre più il ruolo di perno per la portualità italiana verso il Centro e l’Est Europa, valorizzando il suo ruolo internazionale».

La maxi Authority regionale divide operatori e politica
Una veduta del Porto Vecchio di Trieste

È il concetto che viene portato alle estreme conseguenze da un altro ex assessore regionale, Riccardo Riccardi che oggi guida l’opposizione di Forza Italia in piazza Oberdan. «Apprezzo il dinamismo di Russo - commenta Riccardi - ma quando si fanno i blitz bisogna avere più coraggio: la sua rivoluzione è vecchia, la battaglia da fare oggi è quella dell’Autorità unica dell’Alto Adriatico con sede a Trieste e che comprenda anche Venezia. Poi bisogna avere le palle per chiedere al governo italiano che tolga l’off shore di Venezia dal Piano Junker dei finanziamenti europei e che prema sulla Slovenia per fare il collegamento ferroviario con Capodistria. Siamo probabilmente nell’unico momento storico in cui le figure del capo politico dei trasporti italiani e del presidente della Regione coincidono nella stessa persona, per cui è adesso che bisogna fare la vera rivoluzione, mentre iniziative con obiettivi regionali rischiano di risolversi in ridicoli derby Fernetti-Cervignano».

«Le rivoluzioni, come sostiene il collega Russo si fanno con poche parole - rileva invece la senatrice del Pd Laura Fasiolo - ma certo, una è fondamentale: “Insieme”. Le riforme si fanno insieme. L'Autorità portuale unica e la città metropolitana non sono questione da poco, ma devono passare attraverso il consenso e prima attraverso il consenso interno al Pd ed alle popolazioni locali». «Se l’obiettivo è quello di far rimanere nel bilancio dell’Autorità portuale di Trieste gli introiti delle tasse portuali - osserva Paolo Menis consigliere comunale Cinquestelle - è sufficiente scrivere una norma in tal senso, senza andare a percorrere la lunga e tortuosa strada delle fusioni di porti e retroporti».

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