Mamma Margherita, un’altra stoccata per portare a casa anche la laurea
TRIESTE Prima di tutto mamma. Parallelamente porta avanti un’attività a metà tra sport e comunicazione. Non bastasse, ha avuto anche il tempo per tornare all’università. E pure per conseguire una laurea triennale. È la storia dell’ex campionessa triestina di scherma Margherita Granbassi che, negli scorsi giorni, all’età di 41 anni, è diventata dottoressa con voto 107 in Economia aziendale internazionale, curriculum Economia e politiche dello sport, alla Link Campus University di Roma.
Ha iniziato a studiare nel 2015 e, pagina dopo pagina, di sera ma anche di mattina, mentre la figlia Leonor era all’asilo, ha concluso questo percorso, intrapreso per migliorare le proprie conoscenze legate al suo attuale lavoro.
Com’è nata l’idea della laurea?
Ci avevo già pensato quando ero incinta. In quel periodo mi ero dovuta fermare, perché la mia gravidanza era a rischio. Ho iniziato l’università dopo aver vinto una borsa di studio dedicata agli atleti.
Che cosa l’aveva incuriosita in particolare?
Il percorso di studi incentrato anche sul mondo aziendale, che avevo approfondito in passato solo sotto alcuni aspetti: in qualità di testimonial e attraverso degli incontri di speech motivazionale messi in pratica grazie alla mia esperienza sportiva. Questi argomenti sono per me proficui anche per il mio ruolo di membro della Commissione nazionale atleti del Coni.
Ha un buon feeling con economia e matematica?
No, anzi. Però ho cercato di vedere questo aspetto come una sfida, pur facendo davvero difficoltà in alcune materie, anche perché i banchi universitari li avevo abbandonati da tempo. Tanti anni fa infatti avevo intrapreso gli studi in Scienze della comunicazione, ma avevo dovuto abbandonarli, nonostante avessi un’ottima media, perché lavoravo.
Come è riuscita a gestire studio, famiglia e lavoro?
Mi sono impegnata molto per riuscire a ritagliarmi del tempo libero. Approfittavo delle giornate con poco lavoro e quando la bambina era all’asilo. Oppure la sera, quando Leonor dormiva, anche se talvolta capitava che alla fine io stessa mi addormentassi sui libri. Qualche volta poi, quando tornavo a Trieste, sfruttavo il tempo che mia figlia passava con la mia famiglia. All’inizio lei non capiva perché le dicevo di guardare un cartone mentre io nel frattempo studiavo, poi invece ha iniziato a dirmi in bocca al lupo prima di un esame, con il bacino della buona fortuna. Il giorno della discussione della tesi infatti era con me.
Su che cosa ha scritto la tesi?
Sul turismo sportivo, con riferimenti anche al mio territorio. Ho parlato anche dell’attuale periodo di crisi, in cui le persone hanno voglia di stare all’aria aperta e vogliono comunque provare emozioni. E a questo proposito ho avanzato delle proposte: sarebbe bello che i territori delle nostre città italiane diventassero davvero “sport friendly”. Si potrebbero sfruttare ad esempio le ciclabili, inserendole anche in quelle città che non sono ben attrezzate da questo punto di vista. Ma la mia idea è anche quella di unire sport e cultura: è un binomio da sviluppare.
Ora che cosa fa nella vita?
Sono in prima battuta mamma, impegnatissima in questo ruolo. Oltre a far parte del Coni, porto avanti un’attività legata alla mia regione, il Friuli Venezia Giulia, con cui collaboro come ambassador. Ho lavorato in passato anche con Rai 1: “Top” è stato l’ultimo programma che ho condotto e mi piacerebbe riprendesse, perché era una trasmissione che valorizzava le eccellenze italiane.
Come la Commissione atleti cerca di aiutare il post carriera degli atleti di alto livello?
S’impegna a favorire la loro formazione e l’inserimento nel mondo del lavoro attraverso diverse iniziative. Tra queste, rientra il progetto “Atleta eccellente, eccellente studente”, che premia con un compenso in denaro gli atleti che si sono laureati. Poi ci sono “Myllennium award” e un recente accordo tra Coni e Istituto per il credito sportivo, che prevede formazione e finanziamenti per chi vuole investire in impianti sportivi. —
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