«Mai arrivati quei soldi promessi alla Libreria Saba»

Trieste, il titolare Cerne: «I 90mila euro che aspettavo dallo Stato? Non credo più a niente. Un giorno chiudo e festa finita»

«Non credo più a niente». Il libraio Mario Cerne è diventato più pessimista del poeta di cui gestisce, “unico erede”, la Libreria antiquaria. «Sarà l’influsso, l’aria del posto. Sono diventato anche scorbutico come Saba» sorride il proprietario della Libreria antiquaria Umberto Saba. Martedì scorso il suo sfogo è stato pubblicato a pagina intera sul quotidiano comunista Il Manifesto (“La storica libreria appartenuta al poeta è a rischio chiusura”). Un onore per un “conservatore” librario della sua specie. Un vero dinosauro “cartaceo”.

Nell’«antro oscuro» di via San Nicolò 30 ci ha passato una vita, prima con il padre “Carletto” (assunto come commesso da Saba a 17 anni) e poi, dal 1981, da solo. Una solitudine troppo rumorosa. Nell’ottobre scorso ha posato per una foto di gruppo davanti alla libreria assieme a Giangiacomo Martines (ex direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Fvg), Gianni Torrenti (assessore regionale alla Cultura), Franco Miracco (assessore comunale alla Cultura), Alessandro Salonichio (presidente della Comunità ebraica triestina) e Maurizio Messina (direttore della Biblioteca statale Stelio Crise). L’occasione era la firma dell’accordo per la tutela della Libreria antiquaria Umberto Saba che prevede 90mila euro tra il 2014 e il 2015 di fondi ministeriali per restaurare i beni “cartacei” e immobili (proprietà della comunità ebraica). Nel 2012, con decreto dei Beni culturali, la Libreria era stata classificata come “Studio d’artista”. Al 2004, invece, risale il vincolo sulla destinazione d’uso dell’esercizio di via San Nicolò 30.

Dalla firma solenne dell’accordo sono passati quasi 6 mesi. Cosa è successo da allora? «Nulla. Non ho più visto né sentito nessuno - racconta Cerne al Manifesto -. L’unico che inizialmente si era occupato con molto impegno della “Saba”, il direttore della soprintendenza Martines, è andato in pensione. Per il resto, ho ricevuto soltanto la visita di una cooperativa, mandata per effettuare il preventivo di un lavoro di pulitura sui libri appartenuti al poeta. Tuttavia non esiste una catalogazione per distinguere questi libri dagli altri. Perciò, le due persone inviate se ne sono andate senza concludere niente». Nulla. Niente. «Sono venuti a vedere come tirar via la polvere. Tutto qua. Gli altri sono tutti spariti» aggiunge Cerne. Non si fa più illusioni sulla “bottega dei miracoli” come Saba chiamava la sua libreria. Da “antro scuro” potrebbe trasformarsi in un buco nero. «È meglio lasciar perdere. Non ci credo più. Non credo più a niente. Non serve scrivere. Non serve dire nulla. Che cosa è stato fatto per Saba in tutti questi anni? È uscito un articolo di due anni fa. Non è successo nulla. Non interessa. Basta. Chiuso».

E le promesse dei politici, le manifestazioni di interesse dei vari assessori? «E chi li ha mai visti. A chi interessa. Ogni giorno vengono qua comitive di studenti. All’ufficio informazioni turistiche, mi hanno riferito, dicono che la Libreria non esiste», aggiunge il libraio. Disarmante. «Sono il proprietario e unico erede. Una mattina mi alzo e mi metto in pensione. Non me lo impedisce più neanche la Fornero. Chiudo la libreria e festa finita. Tanto a Trieste non interessa a nessuno». Nell’indifferenza. «La mia è tristezza. Non cerco più niente. Non chiedo niente - aggiunge il figlio di “Carletto” -. Non voglio sentirmi dire: “Ma chi si crede di essere”. Ho continuato l’attività di mio padre, bene o male. Forse più male che bene. Ma interessa? Alla città non interessa. Alla biblioteca non interessa. Non c’è neppure uno straccio di fondazione».

Alla Soprintendenza ai beni culturali non disperano. Il sostituto del pensionato Martines, il triestino Pierpaolo Dorsi, è ottimista con moderazione. «Non conosco bene la pratica - dice -. Sono anch’io temporaneo e provvisorio, ma non lo scriva. La libreria la sta seguendo Messina. Ne ho parlato con lui a Roma poco tempo fa. Mi parlava dell’avvio a breve dell’operazione di catalogazione e depolveratura dei libri. Le cose vanno avanti con i loro tempi». Messina, che si divide tra la Biblioteca statale Stelio Crise e la Marciana di Venezia, non sarà a Trieste prima del 28 aprile. Nel frattempo un altro po’ di polvere si poserà sui libri. A voler essere ottimisti.

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