Macedonia, sì del Parlamento alla modifica del nome

Maggioranza dei due terzi raggiunta con il voto di sette deputati dell’opposizione. La Vmro-Dpmne li espelle dal partito e accusa il premier Zaev di averli pagati

BELGRADO Una storia molto balcanica. Quando le speranze erano al minimo, le chance di una svolta al lumicino, la sorpresa. Sorpresa osservata in Macedonia, dove giovedì notte il governo del premier europeista Zoran Zaev ha incassato, contro tutte le previsioni, il via libera dei due terzi del Parlamento alle modifiche costituzionali che porteranno al cambiamento del nome del Paese in Macedonia del nord. Sono stati in tutto 80 i deputati che hanno dato mandato all’esecutivo per proseguire su questa strada. Tra questi, sette rappresentanti di minoranza, convinti in extremis ad appoggiare il governo malgrado la posizione fortemente contraria del Vmro-Dpmne, il maggior partito d’opposizione.

«Voglio ringraziare questi deputati per aver anteposto l’interesse nazionale a quello del partito, malgrado le inopportune pressioni dei vertici» del Vmro-Dpmne, ha sottolineato Zaev. Completamente opposta la lettura della situazione fatta dal leader dell’opposizione, Hristijan Mickoski, che ha accusato l’esecutivo di aver convinto – si dice con denaro, ma il governo ha smentito - una frangia del partito a sostenere gli accordi di Prespa con metodi non democratici. I sette “traditori” sono stati espulsi dal partito, ha annunciato ieri Mickoski. E dovranno «vivere con la vergogna» di aver voltato le spalle ai propri elettori. Ben diversa la gioia registrata nella comunità internazionale. «Un grande giorno per la democrazia e per Skopje», ha esultato il commissario Ue all’Allargamento, Johannes Hahn, che con l’Alto rappresentante Ue agli Esteri, Federica Mogherini, ha detto di apprezzare il «coraggio, la determinazione, l’autorevolezza e la responsabilità politica» della leadership della Macedonia. Macedonia che deve andare avanti per finalizzare i cambiamenti costituzionali e «portare il Paese nella Nato», ha fatto eco Jens Stoltenberg, segretario generale dell’Alleanza atlantica.

A congratularsi con Zaev anche il premier greco Tsipras, che si è complimentato con «l’amico Zoran» per il passo avanti fatto «verso il comune obiettivo di un futuro più prospero». Ma gli ostacoli prima di conquistarlo sono ancora molti. Giovedì notte, infatti, il governo ha ricevuto solo il mandato per andare avanti nella bozza degli emendamenti costituzionali, che dovranno poi essere sottoposti a un nuovo voto parlamentare. Per l’approvazione basterà però questa volta solo la maggioranza semplice. Emendamenti che poi dovranno essere analizzati in dibattiti pubblici e poi nuovamente votati dai deputati, per l’ultima volta. E con la maggioranza dei due terzi, non certamente scontata, anche perché le procedure dureranno settimane, anche se il governo vuole velocizzare il tutto. Per sfruttare l’attuale onda favorevole. —


 

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