Macedonia al voto sul nome fra le polemiche
ZAGABRIA La Macedonia andrà al voto il 30 settembre per decidere se cambiare il proprio nome, come previsto dall’accordo con la Grecia. Il parlamento di Skopje ha approvato lunedì l’organizzazione di un referendum consultivo di portata storica e che prevederà un solo quesito: «Siete favorevoli all’adesione all’Ue e alla Nato tramite il sostegno all’accordo tra la Repubblica di Macedonia e la Repubblica di Grecia?». In altre parole, gli elettori macedoni dovranno scegliere se ribattezzare o meno il proprio paese - oggi noto in patria con il nome di “Macedonia” ma riconosciuto all’estero soltanto come Fyrom (l’acronimo di Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia) - accettando il compromesso trovato con Atene: Repubblica della Macedonia del Nord.
Se si esprimeranno favorevolmente, i macedoni metteranno fine ad una controversia internazionale durante più di un quarto di secolo. La strada verso il referendum, tuttavia, è in salita. Soltanto 67 dei 120 parlamentari macedoni hanno votato a favore del referendum, mentre l’opposizione ha boicottato la seduta. Il partito conservatore Vmro-Dpmne dell’ex Primo ministro Nikola Gruevski critica infatti sia la natura del referendum sia la questione posta.
«Perché scegliere un referendum consultivo quando il premier Zoran Zaev ha promesso di organizzarne uno vincolante?», ha chiesto il deputato Vmro-Dpmne Nikola Micovski. Allo stesso modo, l’opposizione ha accusato il governo di aver scelto un quesito appositamente ambiguo. Tuttavia, il fronte dell’ex capo di governo non ha deciso se invitare i suoi elettori all’astensione. Ieri, il segretario generale del partito, Igor Janushev, ha comunque accusato il governo di aver “ceduto su tutta la linea” alle richieste di Atene e di voler “sradicare la Repubblica di Macedonia, la sua tradizione, la sua storia e la sua cultura”.
Per il governo di Zoran Zaev, invece, l’approvazione popolare dell’accordo con la Grecia è un passo necessario al proseguimento del percorso euro-atlantico del paese. Candidata all’ingresso nell’Unione europea dal 2005 e alle porte della Nato fin dai primi anni Duemila, la Macedonia si è sempre scontrata in sede internazionale con il veto greco. Atene, infatti, non tollerava il fatto che l’ex repubblica jugoslava, indipendente dal 1991, potesse utilizzare lo stesso nome di una regione greca, la Macedonia appunto, con capitale Salonicco. Durante gli anni del governo Gruevski (2006-2015), inoltre, Skopje ha fatto innervosire le autorità greche utilizzando a più riprese il nome di Alessandro Magno per battezzare il proprio aeroporto così come l’autostrada che porta in Grecia. Il condottiero dell’Antichità è infatti una figura contesa tra i due Stati, che ne arrogano la paternità.
L’arrivo al potere del socialdemocratico Zaev nel 2017, ha portato ad una distensione delle relazioni bilaterali e ad un compromesso storico. Ieri, il premier ha promesso che il suo esecutivo rispetterà la volontà degli elettori, qualunque sia il risultato del referendum. —
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