L’uva fragola dei record cerca un “angelo custode”
TRIESTE È nata quasi sicuramente sul finire del XIX secolo, quando a Trieste regnava ancora l'Impero Austroungarico, ed è sopravvissuta a due conflitti mondiali e alla quasi completa urbanizzazione del Borgo Franceschino. In via San Francesco, non lontana dal Giardino pubblico e dal Tribunale, un’imponente vite di uva fragola ingentilisce con il suo tenero verde il cortile di un antico condominio triestino. È un esemplare unico, incredibilmente ramificato ed esteso, tanto da formare una meravigliosa pergola di quasi 140 metri quadrati. I grappoli d’uva, diffusi dappertutto, sono ancora piccini, protetti dalle materne foglie vellutate, ma nel giro di qualche mese, giunti a completa maturazione, inebrieranno con il loro profumo l'antica corte.
A fare da custode alla vite secolare, per anni, è stato Piero Rinaldi. Professore di matematica, Rinaldi è stato rapito dalla bellezza dell'antica pianta. Tanto da prendersela a cuore, desideroso di preservarla dalle ingiurie del tempo. «È una pianta davvero grandiosa - afferma -, il suo ceppo principale supera i tre metri, un esemplare che molto probabilmente non ha eguali nel resto della città e che merita di essere curato e tramandato a chi ci seguirà. Il problema - osserva - è che io non sono competente in fatto di potature e cura delle piante. Un tempo ci pensava un gentile condomino ,che purtroppo è mancato. La vite fruttifica bene, e alcuni ospiti ne hanno opportunamente approfittato per vinificare. Siamo di fronte a un esemplare così vecchio che sicuramente è degno di una tutela particolare. Sarei davvero felice se la vecchia vite potesse essere protetta e perpetuata anche altrove».
Rinaldi ha provato a informarsi con la Coldiretti e alcune associazioni ambientaliste su quali passi compiere per proteggere la pianta da malanni e dai mille pericoli della vecchiaia. «Purtroppo non sono riuscita a rendermi utile come questa bellissima vite merita - spiega Mariangela Barbiero, di "Tra fiori e piante" - se non sensibilizzare sull'argomento altre associazioni del nostro settore come Italia Nostra e Legambiente. Certo è che rispetto allo scorso anno la situazione delle foglie sembra peggiorata».
Dell'eccezionalità della vite sono stati informati anche i Civici Musei Scientifici. Il direttore Nicola Bressi, a seguito di un sopralluogo compiuto da Massimo Palma del Civico Orto Botanico, ha firmato un documento ufficiale che certifica «l'alto valore paesaggistico, storico e di ecologia urbana del pergolato di piante di uva fragola (Vitis labrusca L.) presenti all'interno del condominio di via S. Francesco. In particolare - si legge - una pianta presenta una circonferenza del tronco e uno sviluppo notevole che indica una considerevole età e costituisce un'assoluta unicità a livello cittadino».
Sulla possibilità di tutelarla, il dirigente della Soprintendenza regionale per i beni storici, artistici ed etnoantropologici Luca Caburlotto presta attenzione al parere dei Civici Musei Scientifici. «È uno strumento conoscitivo importante - afferma - per poter avviare un procedimento per la tutela di questo bene naturale». «Ritengo possa trattarsi della pergola di vite più grande di città e provincia - interviene Nicola Bressi -. Le sue profonde radici pescano presumibilmente l'acqua da una falda sottostante, e ci fa presumere che i terreni qui siano davvero buoni. D'altronde non lontano da via San Francesco, nell'area del Tribunale, sorse il primo orto botanico di Trieste, a testimonianza della bontà dei suoli. Questa singolare e stupenda mini oasi verde cittadina, che mitiga il caldo e assorbe anidride carbonica, è un piccolo polmone d'aria buona che merita attenzione e tutela».
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