L’uomo di Leonardo apripista dei murales: spray d’autore pronto allo sbarco a Monfalcone

Inaugurata al MuCa l’opera di “Ravo” che sposa arte e tecnica, saperi antichi e innovazione. Altre mostre alla Galleria d’arte moderna
Bonaventura Monfalcone-29.08.2019 Inaugurazione murales di Andrea Ravo Mattoni-Mu.CA.-Monfalcone -foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-29.08.2019 Inaugurazione murales di Andrea Ravo Mattoni-Mu.CA.-Monfalcone -foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE È con la bomboletta spray, e non con la sanguigna, che Andrea “Ravo” Mattoni, street artista formatosi all’Accademia di Brera, terza generazione di una famiglia di artisti lombardi, fa parlare ai contemporanei da una parete del Museo della Cantieristica l’uomo vitruviano di Leonardo. Un’ulteriore opera che, sposando arte e tecnica, saperi antichi e innovazione, va ad arricchire in modo coerente il MuCa, dov’è stata presentata dall’artista, da Massimiliano Finazzer Flory, curatore dell’iniziativa per conto del Comune, e dal sindaco Anna Cisint, che subito ha rilanciato, avanzando l’idea di una collaborazione con Mattoni all’esterno del museo, in città.

Bonaventura Monfalcone-29.08.2019 Inaugurazione murales di Andrea Ravo Mattoni-Mu.CA.-Monfalcone -foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-29.08.2019 Inaugurazione murales di Andrea Ravo Mattoni-Mu.CA.-Monfalcone -foto di Katia Bonaventura

Il contesto in cui l’artista varesino si trova più spesso a operare, lavorando su superfici anche di 30-40 metri di altezza, delle maxi-tele utilizzate per riprodurre di solito dei capolavori dell’arte moderna in connessione con le grandi, come il Louvre, o piccole istituzioni museali, italiane ed europee. «Sono nato, in rottura con la tradizione di famiglia, come writer e poi mi sono formato all’Accademia di Brera, ma alla fine – dice – ho pensato di mettere assieme i due mondi, usando la copia, pratica che ha consentito il diffondersi dell’arte greca nella cultura romana, ma non solo. Mi considero un traduttore per un pubblico più vasto: ingigantisco opere che si trovano in un museo, dove si conserva la memoria, senza cui non c’è l’uomo». Anche a Monfalcone, all’esterno del MuCa, le creazioni di Mattoni potrebbero servire a un dialogo con la storia, industriale e non, del territorio, rinviando a quanto è e sarà conservato nelle strutture museali ed espositive cittadine.

«Non è escluso che si possa usare questo mezzo espressivo in altre aree della città», sottolinea il sindaco inaugurando l’opera nell’atrio del museo, parlando di tempi brevi in cui realizzare la proposta, ma allo stesso tempo sottolineando come il coinvolgimento di “Ravo” rientri tra le azioni dell’amministrazione per implementare il MuCa. Anche attraverso l’intreccio con i progetti ideati per i 500 anni della morte di Leonardo da Vinci e capaci di ottenere il sostegno finanziario della Regione. L’anniversario a Monfalcone sarà sottolineato, dopo le due mostre allestite nella Galleria comunale d’Arte contemporanea, a fine settembre da un’esposizione che, ispirata agli studi di idrodinamica del genio toscano, coinvolgerà proprio il MuCa.

La mostra dal titolo Dalla Giulio Cesare alla Leonardo da Vinci si svilupperà, dal 28 settembre, anche in altre tre sedi espositive, quelle cittadine della GcAc e delle Antiche mura e nel Centro visite di via Pisani, a Panzano. L’evento è sostenuto dalla Fondazione Carigo e vedrà rinnovarsi la collaborazione del Comune con la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, da cui giungeranno dei modellini di macchine leonardesche.

La motonave Giulio Cesare è stata il primo transatlantico costruito, a Monfalcone, con caratteristiche tecniche moderne in Italia dopo la seconda guerra mondiale. Dopo una decina d’anni, fu affiancato nella flotta dell’Italia Società di navigazione di Genova dal transatlantico Leonardo da Vinci. L’esposizione rientra quindi nel progetto più ampio costruito dall’amministrazione comunale per commemorare l’anniversario leonardesco e di cui l’opera dipinta nell’atrio del MuCa rappresenta pure un tassello. Una figura che, liberata dal cerchio e dal quadrato in cui il genio toscano la inscrisse, trova la sua spinta vitale nell’elica che sboccia dall’ombelico. «Allo stesso tempo lo sguardo severo – spiega Finazzer Flory – ci spinge a una responsabilità nei confronti dell’ambiente, verso il futuro e non solo verso il passato da cui questa figura riemerge, rinnovata». —


 

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