«Lubiana non farà la fine di Nicosia»

Il presidente di Banka Koper (Gruppo Intesa) Giancarlo Miranda: «Due sistemi diversi, due crisi diverse e quindi anche le medicine non possono essere uguali»
Di Mauro Manzin
Slovenija,Ljubljana, 27.02.2013, 27. Februar 2013.Alenka Bratusek sedi na seji drzavnega zbora na kateri bodo glasovali zanjo kot mandatarko RS.politika.Foto:Srdjan Zivulovic/Bobo
Slovenija,Ljubljana, 27.02.2013, 27. Februar 2013.Alenka Bratusek sedi na seji drzavnega zbora na kateri bodo glasovali zanjo kot mandatarko RS.politika.Foto:Srdjan Zivulovic/Bobo

INVIATO A CAPODISTRIA. La Slovenia farà la fine di Cipro? Ma neanche per idea, anche perché “l’infezione” è di natura diversa, per cui anche la medicina non può essere la stessa. Ne è convinto il presidente del Consiglio di gestione di Banka Koper (Intesa Sanpaolo) Giancarlo Miranda. E Lubiana potrebbe farcela anche da sola, senza aiuti Ue ma la terapia deve essere somministrata subito, al massimo entro pochi mesi.

La Slovenia rischia di fare la fine di Cipro?

La Slovenia è un caso completamente diverso da Cipro. Cipro ha vissuto uno sviluppo tumultuoso del sistema finanziario in cui l’attivo totale del sistema, ossia i depositi raccolti, depositi in libertà giunti da molti Paesi dell’Est Europa, si sono accumulati, si sono gonfiati in maniera elefantiaca per cui l’economia cipriota rispetto ai depositi e prestiti bancari ha evidenziato un enorme differenziale, un multiplo ingestibile».

E in Slovenia?

Qui non siamo in questa situazione. Ci sono dei problemi nel sistema bancario, ma sono molto più gestibili con strumenti ordinari e non con quelli usati nel caso di Cipro.

Una crisi bancaria dovuta a che cosa?

Le radici sono lontane nel tempo. Vanno ricercate nel modello di sviluppo immediatamente successivo all’indipendenza che poi ha portato una sorta di inflazione di operazioni di acquisizioni, cioè di compravendita di gruppi nell’intento di creare dei grossi campioni finanziari nazionali. E per accumulare partecipazioni si sono finanziati sul sistema bancario pubblico che ha ricevuto in cambio le azioni di queste aziende che sono state unite nei conglomerati.

E il bubbone quando è esploso?

Tale sistema ha avuto il suo culmine poco prima della crisi del 2008. Nel momento in cui questi gruppi finanziari neocostituiti hanno cominciato a lavorare si sono ritrovati nella più grossa crisi dell’ultimo secolo, sono stati quindi in difficoltà a rimborsare i loro crediti e le banche si sono trovate esposte con gruppi tipicamente finanziari, quindi con attività in decrescita e fronteggiando questi crediti soltanto con le garanzie delle azioni date al momento delle acquisizioni.

Dunque scarsa attività economica e azioni che valevano sempre meno...

Certo, questo ha portato alla crisi del sistema bancario sloveno che quindi affonda le sue radici in un modello in cui si pensava che la Slovenia potesse diventare in qualche misura anche un centro finanziario, ovviamente accorpando una serie di aziende sotto degli ombrelli finanziari di controllo, ma in realtà questo processo è arrivato al culmine quando è scoppiata la crisi bancaria e finanziaria internazionale che ha smantellato la radice e il modello e a questo punto le banche si ritrovano con crediti inesigbili.

Come si può gestire allora questa crisi?

Il totale dei crediti all’economia slovena non supera di molto il totale del Pil quindi con un’opportuna azione di pareggio fiscale e di scorporo delle attività deteriorate probabilmente la Slovenia potrebbe nel giro di qualche tempo risanare il sistema bancario.

Quindi la cosiddetta Bad Bank potrebbe essere la medicina più adatta?

È la medicina più adatta ma è anche la medicina più urgente da prendere. La Slovenia ha passato l’ultimo anno a discutere del modello della Bad Bank, in realtà adesso non ci sono più alternative, quello è il modello.

Che vantaggi offre?

Metterà in sicurezza il sistema bancario, se sarà fatto urgentemente, e lo farà senza eccessivo ricorso all’indebitamento estero della Slovenia perché fondamentalmente si svolgerà con un concambio tra crediti elevati alle banche che avranno, a fronte di questa cessione allo Stato, come corrispettivo titoli di debito dello Stato. Quindi lo Stato non dovrà andare in giro per i mercati internazionali a collocare questi titoli di debito sovrano, li darà alle banche che li metteranno nei loro bilanci e in cambio le banche cederanno gli attivi deteriorati.

Ci sarà però una ricaduta sul debito pubblico...

Certo ci sarà un aumento del debito pubblico sloveno ma ancora su dimensioni accettabili, ancora teoricamente dentro i parametri di Maastricht.

Com’è la situazione attuale del debito sovrano sloveno?

Copre attualmente una quota del Pil del 50% e questa operazione lo potrebbe portare introno al 60-65% del Pil. Sono parametri largamente accettabili e ancora in linea con il fiscal compact e i requisiti di Maastricht per la permanenza nell’euro.

Qual è il termine ultimo utile?

La Bad Bank deve diventare operativa entro i prossimi sei mesi perché il debito pubblico sloveno ha una concentrazione di scadenze di pagamento a fine anno. L’operazione, quindi, deve essere fatta prima.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo