Londra celebra il “glamour” italiano con settant’anni di moda
LONDRA. Un centinaio di abiti e accessori per raccontare più di settant'anni di storia della moda italiana. “The Glamour of Italian Fashion 1945-2014” al Victoria & Albert museum di Londra, che aprirà i battenti sabato, indaga le peculiarità e unicità del made In Italy. A inaugurare il percorso diviso in quattro sale, due completi del 1935 di Tortonese con il marchio di garanzia Enm (Ente Nazionale della Moda), primo tentativo di certificare il Made in Italy come sinonimo di qualità.
Un salto di poco più di un decennio ed eccoci negli anni del dopoguerra dove si incontra la personalità esuberante del fiorentino Giovanni Battista Giorgini, creatore del binomio Italia-Moda. È grazie a lui, infatti, che Firenze diventa capitale del fashion nostrano. È qui che si svolge la prima sfilata dei migliori sarti dell’epoca (Vanni, Simonetta, le Sorelle Fontana, Emilio Schuberth e Pucci) nella famosa Sala Bianca di Palazzo Pitti nel 1951.
L’evento ha immediato successo e conquisterà il cuore del fashion system americano, tra cui la famosa direttrice di Harper’s Bazaar, Carmel Snow. Non solo Giorgini, però, contribuisce a esportare il Made in Italy. Un’altra spinta arriva dal cinema, sia nazionale che internazionale. È in questi anni, infatti, che le grandi major decidono di girare importanti pellicole nel Bel Paese. Sono gli anni della Dolce Vita dove dive come Liz Taylor o Audrey Hepburn sono sulle prime pagine di tutti i giornali.
Sono anche gli anni della stravaganza, soprattutto in fatto di gioielli. Nel nostro paese è Bulgari a farsi portavoce del gusto hollywoodiano e delle sue icone. Una tra tutte, Liz Taylor, scandirà persino la sua tormentata vita amorosa di liti e riappacificazioni con il collega e marito Richard Burton, proprio a colpi di preziosi della casa romana. A testimonianza di ciò, il gioielliere - sponsor dell’evento - ha consentito all’esposizione della famosa parure di diamanti e smeraldi che la Taylor ricevette da Burton nel 1964 in occasione del loro primo matrimonio.
Ma a rubare la scena, nelle sale del V&A, è soprattutto la maestria dei grandi sarti dell’epoca. Non solo i nomi più noti, come Simonetta, Sorelle Fontana, Gattinoni e Valentino, ma anche la meno nota milanese Biki, presente con un cappotto ‘fantasia paisley’ creato appositamente per la Callas, o il napoletano Federico Forquet, assistente di Cristobal Balenciaga, che nel corso della sua carriera vestì l’icona della moda, temutissima direttrice di Vogue, Diana Vreeland, e Marella Agnelli.
Tra i grandi della couture, inoltre, anche la triestina Mila Schön e i suoi famosi abiti da sera. Per l’occasione, due i modelli in mostra che la Schön creò per Marella Agnelli e la sorella di Jackie Kennedy, Lee Radzwill, in occasione del Black and White Ball di New York organizzato da Truman Capote.
Non solo creazioni femminili in mostra, ma anche la sartoria maschile. Il più illustre rappresentante, presente all’inaugurazione, è il sarto napoletano Mariano Rubinacci che nel corso della sua attività ha vestito anche Vittorio Gassman. Oltre a lui, Zegna, Litrico con un completo da sera del ’63 per il presidente americano Jfk, e Bruno Pettelli.
Un altro salto, e i riflettori si accendono sugli anni ’80 e la figura dello stilista-celebrità. È il periodo di Armani (presente con il completo creato appositamente per Richard Gere in American Gigolò), di Dolce e Gabbana, di Prada, Gucci, Versace, Missoni. Questo periodo, come si percepisce dalla ricostruzione della mostra, è caratterizzato dall’affermazione a livello internazionale e dalla fossilizzazione interna del Made in Italy.
Ne è esempio l’ultima sala del percorso, dove una creazione di Fausto Puglisi, unica vera new entry del panorama italiano, è “fagocitata” da creazioni della vecchia guardia. Una situazione questa, di cui pian piano il sistema moda nostrano sta prendendo consapevolezza, come emerge in questo finale spazio espositivo. Qui, in una video-intervista, alcuni esperti del settore tra cui Franca Sozzani, Angela Missoni, Jacopo Etro, e il duo che oggi firma Valentino, Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli, cercano di delineare quale possa essere il futuro del made in Italy. La risposta, univoca, è di “fare largo ai giovani”, con “un maggior supporto da parte dello Stato”.
Sull’ultimo punto, il primo ministro Renzi, presente al gala per i vip, non ha commentato. Ne ha approfittato però, come affermato dalla curatrice Sonnet Stanfill, «per apprezzare la mostra e scattare selfies con i protagonisti del made in Italy».
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