L’ombra dei Bot sul voto in Macedonia
TRIESTE Chi la fa l’aspetti. Non è un motto banale, se si vive in Macedonia, Paese che attende il fondamentale voto al referendum sul nome, domenica. Voto che potrebbe essere influenzato negativamente da sconosciuti attori, al lavoro dietro le quinte per manipolare l’opinione pubblica usando la tecnologia. Obiettivo: far fallire l’obiettivo essenziale del quorum, destabilizzando Skopje. l’inquietante scenario disegnato dalla “Transatlantic Commission on Election Integrity” (Tcei), neonata organizzazione che si batte per denunciare influenze straniere sulle democrazie e sulle elezioni nel mondo, nei suoi ranghi figure come Joe Biden e l’ex vicepremier britannico Nick Clegg. Tcei che ha annunciato di aver «scoperto prove» di una “cospirazione” per «far crollare l’affluenza» alle urne. «Gli strumenti di monitoraggio» della Tcei, che ha nei suoi ranghi esperti e tecnici di valore, hanno evidenziato sul tema referendum «un aumento dei bot automatizzati» su Twitter – un sistema per dare enorme visibilità a certi tweet e argomenti in maniera artificiosa.
Bot che hanno prodotto «il 10% delle conversazioni» sul referendum su Twitter, «un dato superiore a quello delle elezioni messicane e italiane». Il messaggio lanciato agli elettori, ripetitivo e univoco: «sostenere il movimento per il boicottaggio» del voto e «i politici che vi aderiscono», come quelli dell’opposizione nazionalista e il presidente macedone Ivanov, che ieri ha fatto di nuovo appello al boicottaggio.
Quadro che ha fatto parlare i membri della Commissione di un chiaro «sforzo concentrato» - affiancato al «finanziamento segreto» di gruppi anti-referendum - per impedire i diritti democratici e delegittimare» il voto. Ancora più inquietante è il fatto che i tecnici della Tcei non siano riusciti a «individuare la fonte dell’interferenza». Paure infondate? Non sembra. Lo scenario è stato infatti avvalorato anche dal Digital Forensic Research Lab dell’Atlantic Council, che ha registrato una imponente «attività sui social media», con alta probabilità gestita da gruppi di «estrema destra» e ultranazionalisti, a favore del boicottaggio, un risultato che potrebbe essere particolarmente apprezzato a Mosca. Tecnologia usata per fini di propaganda che non è una novità, in Macedonia.
È stato proprio nel piccolo Paese balcanico che, alla vigilia delle elezioni Usa, nacquero come funghi siti che diffusero fake news e notizie a favore di Trump, incassando un sacco di soldi. Lo scenario, con Skopje questa volta come obiettivo, si sta riallestendo. E il successo del referendum è sempre più a rischio. Vedremo gli sviluppi. —
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