Locale “chiuso” a Muggia per la processione, il gestore comunista insorge
MUGGIA In un mondo in cui le grandi ideologie del Novecento sembrano oramai seppellite, c’è una località in cui le diatribe alla don Camillo e Peppone sono (quasi) il pane quotidiano. «Te son de Muja se...scendi da casa e ti imbatti nei personaggi di Guareschi». Non poteva essere intitolato meglio il post pubblicato su Facebook da Amanda Colombo, muggesana che ha immortalato sul web i cartelli scritti a mano, col pennarello - rigorosamente rosso -, dal coordinatore dei Giovani comunisti di Muggia Denny Coslovich.
I cartelli sono stati affissi sopra la porta d’ingresso del Country Pub, il locale di via Dante Alighieri gestito dalla famiglia Coslovich, in cui il padre Maurizio, detto “Lola”, storico carismatico segretario dei comunisti muggesani, si avvale dell’aiuto dei figli Ivana e Denny. E proprio quest’ultimo ha deciso di esternare tutta la propria rabbia per quanto occorre ogni 26 giugno, ossia ogni festa dei patroni di Muggia, i santi Giovanni e Paolo.
«Locale chiuso causa processione. Ricordo che il Primo Maggio noi comunisti non facciamo chiudere locali pubblici e non limitiamo la libertà altrui», è stata la sfuriata vergata di rosso sul cartello. Ma a sorpresa, un anonimo muggesano ha fatto giungere una puntigliosa replica, questa volta, con un bigliettino stampato: «Primo Maggio, festa dei lavoratori. Quindi negozi chiusi, quindi festa per tutti». Pronta la controreplica di Coslovich: «Noi rimaniamo chiusi, peccato però che nella nostra Muggia il 99% dei locali rimangano aperti. Ma noi non limitiamo la libertà altrui».
Ma cosa è esattamente successo il giorno della processione dei Santi Patroni muggesani? Davvero gli agenti della Polizia locale hanno intimato di chiudere il locale, pur non essendoci alcuna ordinanza in merito? «I vigili urbani sono passati e ci hanno fatto chiudere la tenda, le luci dentro e quelle fuori, nonché la porta e la musica. Praticamente il locale risultava chiuso», racconta Ivana Coslovich. Denny conferma e rilancia: «Come ogni anno, i vigili urbani passano a comunicarci verbalmente del passaggio della processione. Non è ammissibile che un locale che fa da mangiare debba chiudere porte, luci, musica. Sì, avrei potuto tenere il locale anche aperto, ma non credo sia giusto e corretto che la mia clientela debba stare rinchiusa come in una cripta e mangiare con l’accendino acceso per vedere cosa ha nel piatto».
La polemica ha avuto un vivace seguito sul web. «Il tempo stimato di passaggio davanti al locale va dai due ai cinque minuti», ha lamentato Lucina Cicogna. «Era stato chiesto di “chiudere” il locale durante il passaggio della processione, non per la giornata della processione. Era stato chiesto un gesto di rispetto per la gente che crede e partecipa alla processione», ha evidenziato Elisa Brombara. «La processione è passata anche per il centro dove erano aperti diversi bar», le parole di Gianna Birnberg. Questo il punto di vista di Emilio Marionetti sui cartelli apposti fuori dal pub: «Ecco la dimostrazione che si può fare a meno di Twitter e Facebook e comunicare lo stesso». —
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