Lo sfogo di Serracchiani sulle accuse di razzismo: «Basta con le ipocrisie»

TRIESTE. Un giorno di polemiche sul web e la mattinata seguente passata a sfogliare gli articoli pubblicati su tutti i quotidiani nazionali, fra attacchi degli avversari, distinguo degli amici, difese a volte convinte e altre imbarazzate.
Ma la presidente della Regione, Debora Serracchiani, non ci sta a essere messa all'angolo e decide di tenere il punto, davanti alle critiche al vetriolo suscitate dalle sue frasi sulla gravità della violenza sessuale commessa a Trieste da un richiedente asilo.
L'urgenza di parlare è tale che Serracchiani utilizza l'intervento alla tavola rotonda organizzata per il trecentesimo anniversario della nascita di Maria Teresa d'Austria: «Quando si parla di accoglienza dobbiamo mettere da parte le ipocrisie: se si vuole essere accolti bisogna rispettare le regole.
Chi non lo fa deve pagarne le conseguenze. Non significa parlare di diversità di colore della pelle: un furto è sempre odioso, ma se lo compie la persona che ho accolto in casa mia il giorno prima, questo mi dà ancora più fastidio. Abbiamo un patto di fiducia con le persone che accogliamo e quindi pretendiamo di più».
Poi un pensiero alla vittima dell'episodio: «Ce ne siamo dimenticati a causa dello scontro politico. E c'è un secondo problema: gli errori di un singolo li paga chi accoglie i migranti per ragioni di civiltà e chi cerca accoglienza perché proviene da paesi martoriati. Mi dispiace per l'attacco di Saviano: credo non abbia capito il senso delle mie parole».
In difesa di Serracchiani arrivano le parole di Paolo Mieli, ospite a Trieste per tenere la lectio magistralis sull'imperatrice d'Asburgo: «La polemica non è solo gratuita, ma orribile. Ne emerge un'Italia rozza, ignorante, che non sa più leggere e capire.
Il ceto politico non ha fatto neanche le elementari, perché le cose dette da Serracchiani sono contenute nell'Odissea, nell'Iliade e nella Divina commedia: l'accoglienza si deve accompagnare con privilegi per gli ospiti e bisogna esigere che gli ospiti siano all'altezza di questi privilegi».
Mieli parla ai giornalisti prima di entrare in sala ma quando ripete il concetto durante l'orazione sono solo applausi.
In giornata sono diversi i commenti che appaiono sui social network, a cominciare dal centrodestra. L'ex governatore Renzo Tondo (Ar) ritiene che Serracchiani soffra di «bulimia da dichiarazione a ogni costo», mentre il capogruppo di Fi in Regione Riccardo Riccardi invita a concentrarsi «sulla ragazza vittima dell'aggressione», invece che sul «teatrino di polemiche che la politica ha messo in scena».
Il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, afferma a sua volta che «i delinquenti sono tutti uguali, a prescindere da colore della pelle e credo religioso».
A difendere esplicitamente Serracchiani arriva invece il consigliere regionale Bruno Marini (Fi): «Serve onestà intellettuale: non ha espresso una posizione razzista, chiarendo subito che una violenza è sempre orribile. Ha detto che la cosa diventa più grave se compiuta da una persona che ha ricevuto aiuto nel nostro paese ed è la sacrosanta verità».
A destra c'è chi fa addirittura di Serracchiani un'icona: è il caso dei neofascisti di Forza Nuova, che diffondono un manifesto con il volto e la frase della presidente, accompagnata dallo slogan «La realtà è più forte di ogni ideologia buonista».
Accanto alla governatrice si schierano gli esponenti dem locali. Per la segretaria regionale Antonella Grim, «quando una comunità accoglie, si stringe un patto sociale fondato sulla fiducia reciproca: se una delle due parti lo viola, tradisce l'altra».
Il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop dichiara che Serracchiani «si è sempre adoperata per una politica di accoglienza. Non si possono tollerare comportamenti violenti che tradiscono principi di riconoscenza e gratitudine verso paesi che hanno aperto le porte agli immigrati in difficoltà».
Nel Pd resta critica la posizione di Francesco Russo, che ricorda l'impegno di Serracchiani sul tema dell'immigrazione, ma dice di non riuscire a convincersi «del concetto "sei ospite a casa mia quindi se sbagli è più inaccettabile"».
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