Litorale, sindaci schierati con Luka Koper

Firmato un documento per la realizzazione del secondo binario Capodistria-Dovaccia. Raccolte 18mila firme
Una veduta dall'alto del porto di Capodistria
Una veduta dall'alto del porto di Capodistria

LUBIANA. Sempre più rovente l’atmosfera che circonda il porto di Capodistria. I lavoratori di Luka Koper, la società che gestisce lo scalo del Litorale, hanno raccolto finora già 18mila firme di sostegno alla propria presa di posizione che si suddivide in due punti: immediata realizzazione del secondo binario sulla linea ferroviaria Capodistria-Divaccia e assoluto divieto alla privatizzazione della gestione portuale.

I lavoratori però sono riusciti a far sedere attorno a un tavolo tutti i sindaci del Litorale e della regione (in tutto alla riunione c’erano nove primi cittadini) nonché il consiglio sindacale di Luka Koper. Dal summit è scaturito un documento approvato all’unanimità in cui si chiede espressamente al governo di Lubiana di dare il via ai lavori per il raddoppio della linea ferroviaria in questione, nonché il fermo “no” alle ventilate ipotesi di privatizzazione del porto che sarebbe usato come “contropartita” nel caso in cui investitori privati (c’è un interesse magiaro ma anche cinese) si impegnassero nel sostenere la realizzazione dell’infrastruttura ferroviaria. Il documento porta in calce, per ora, le firme del sindaco di Capodistria, Boris Popovi„, di quello di Ankarano, Gregor Strm›nik, di Isola, Igor Kolenc, di Pirano, Peter Bossman, di Sežan, Davorin Ter›on, di Divaccia, Alenka Štruci Dovgan, di Erpelle, Saša Likavec Svetelšek, di Aidussina, Tadej Beo›anin e di Ren›e-Vogrsko, Aleš Bucik.

Capodistria-Divaccia: raddoppio bocciato dall’Ue
La stazione di Divaccia, in Slovenia

«Il nostro porto - spiega alle Primorske Novice il direttore operativo di Luka Koper, Stojan ‹epar - può vantare una delle percentuali più alte di crescita dei traffici nell’ambito dei porti europei. E saremmo cresciuti anche di più - precisa - se avessimo avuto una maggiore collaborazione da parte del governo nell’ottenimento dei permessi necessari, delle aree e il raddoppio della linea ferroviaria. Se non ci sarà crescita - conclude ‹epar - ci sarà stagnazione, quini un passo indietro con gravi ripercussioni sociali».

E i lavoratori portuali non si fermano qui. Adesso, come annuncia il presidente del Consiglio dei lavoratori, Marko Grabljevec, la raccolta delle firme al documento si sposterà dal piano locale a quello nazionale. «Così - precisa Grabljevec - avremo il polso della situazione e valuteremo se chiedere che sulla questione venga indetto un referendum».

Ma ad attaccare al calor bianco il potere centrale (leggi governo di Lubiana) sono proprio i sindaci. Il primo cittadino di Capodistria, Boris Popovic sostiene che «tutti i partiti avevano nel loro programma elettorale lo sviluppo del Porto di Capodistria e il raddoppio della ferrovia Capodistria-Divaccia, per questo bisogna pretendere da coloro che sono al governo che le loro promesse una volta tanto le mantengano». «Se non hanno il coraggio di decidere - conclude Popovi„ - allora che facciano a meno di candidarsi. Questo è il problema principale dei nostri governi, che non sanno decidere e nel frattempo gli altri Paesi ci sorpassano».

«Deve cessare la completa ignoranza di quelle che sono le istanze locali - afferma invece il sindaco di Sežana, Davorin Trcon - da parte del potere centrale. Il Porto di Capodistria è un generatore di sviluppo per tutto il Paese e va assolutamente appoggiato». «Siamo al centro di un polo industriale al centro della valle del Vipacco - spiega il sindaco di Aidussina, Tadej Beocanin - i prodotti che noi creiamo vengono spediti in tutte le parti del mondo e il centro di tali spedizioni resta il Porto di Capodistria che da anni lavora molto bene e per questo siamo contro il cambiamento di proprietà. Il proprietario intelligente (leggi Stato nel caso del Porto di Capodistria ndr.) deve assicurare le condizioni di sviluppo della propria azienda».

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