Licenziato perché «dorme» fa subito causa a Fincantieri

L’operaio messo alla porta, 36 anni residente a Fogliano, si è affidato ai legali presentando ricorso. Fissata dal giudice del lavoro l’udienza il 24 novembre
L'ingresso della Fincantieri a Panzano
L'ingresso della Fincantieri a Panzano

MONFALCONE Il licenziamento dallo stabilimento di Panzano motivato dall’azienda Fincantieri per giusta causa, poichè trovato a dormire durante il turno notturno, al di fuori della pausa di lavoro stabilita, non lo ha proprio convinto. Tanto che l’operaio, G.T., di 36 anni, residente a Fogliano Redipuglia, ha deciso di affidarsi ai legali. Ha infatti impugnato il provvedimento aziendale di scioglimento del rapporto professionale davanti al Tribunale di Gorizia. Il ricorso è stato presentato martedì dai legali, avvocato Michele Latino Quartarone e avvocato Sascha Kristancic.

 

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E il giudice del lavoro Barbara Gallo ha fissato la prima udienza il prossimo 24 novembre. Un decreto firmato a stretto giro di posta dal magistrato. I tempi per poter impugnare il licenziamento, infatti, sono ridotti. Scadenze precise. Lo prevede la legge Fornero. Il termine per impugnare il licenziamento è di 60 giorni, pena la perdita del diritto a far valere le proprie ragioni in sede giudiziaria. La fissazione della prima udienza, inoltre, è stabilita entro i 40 giorni.

Il lavoratore della salderia B dello stabilimento navale di Panzano ha dunque deciso di procedere. Vuole andare a fondo sulla vicenda che lo ha coinvolto assieme ad altri tre colleghi, licenziati per le stesse motivazioni, quelle di essere stati scoperti dal capo reparto a dormire durante il loro turno notturno, al di fuori della mezz’ora di pausa garantita da contratto.

Il giovane operaio è determinato ad affrontare tutti i gradi di giudizio, hanno riferito gli stessi legali che stanno seguendo il suo caso. Si andrà avanti, dunque, fino alla Cassazione.

 

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Una determinazione evidente. Gli avvocati Latino Quartarone e Kristancic hanno osservato: «Il nostro assistito ha alle spalle 17 anni di attività in cantiere, entrato nel 1999, a soli 19 anni. E mai - precisano i legali - è stato interessato da provvedimenti di sorta. Non gli è, infatti, mai stata contestata alcuna recidiva di ordine disciplinare».

I legali respingono la misura del licenziamento su tutta la linea: «Le motivazioni addotte dall’azienda circa l’assunzione di questo drastico provvedimento le contestiamo in toto», osservano i legali. Che ritornano ai fatti e alle circostanze dell’evento dal quale è scaturito il licenziamento. «Il lavoratore - spiegano gli avvocati - quella notte si trovava in pausa poichè il capo diretto aveva autorizzato tutti i propri sottoposti a scegliere il momento di sospensione dell’attività quando ritenuto più opportuno in base alla lavorazione da eseguire». Secondo i legali, il 36enne «si trovava in un container posizionato al centro del reparto della salderia, container collocati in base alla normativa, il Testo Unico sulla sicurezza. L’operaio si stava riposando sul posto di lavoro, in uno spazio specifico e dedicato. Non era, inoltre, nascosto - aggiungono i legali -, era visibile in reparto, caratterizzato peraltro da ampie finestre». Quanto alla mezz’ora di pausa usufruibile da contratto, i legali spiegano: «Il nostro assistito si era fermato alle 3.15». Il 36enne intanto sta cercando lavoro. «È un lavoratore serio - affermano i legali -. Ha anche il mutuo della casa da onorare».

 

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La vicenda dei quattro lavoratori diretti licenziati, operanti nella salderia B dello stabilimento di Panzano, aveva comportato uno sciopero, indetto dalle Rsu Fim-Fiom-Uilm, due ore ad ogni fine turno. La sera precedente, i lavoratori che si erano recati al lavoro, erano stati fermati davanti ai cancelli ed era stata loro consegnata la lettera di licenziamento, lettera che l’azienda aveva comunque provveduto a inoltrare per raccomandata.

Il licenziamento per giusta causa è stato motivato in virtù del fatto che gli operai erano stati scoperti a dormire al di fuori dell’orario di pausa stabilito, sostenendo l’inesistenza di alcun accordo tra il capo reparto e i lavoratori in merito alla discrezionalità di scelta del momento in cui fermare l’attività. La vicenda è rimbalzata anche sabato scorso, durante il Giubileo del lavoro accolto nella sala mensa di Fincantieri, nell’ambito dell’intervento di Moreno Luxich, della Fiom di stabilimento.

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