Licenziato dipendente dell’Aas che gestiva un’officina abusiva

Tutto si svolgeva in orario di lavoro. Il commissario Poggiana: «Provvedimento obbligato ma non generalizziamo. Pecora nera in un gregge di pecore bianche»
Bonaventura Monfalcone-29.03.2018 Ospedale San Polo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-29.03.2018 Ospedale San Polo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

GORIZIA Era stato sospeso. Oggi arriva la notizia del licenziamento in tronco. Il destinatario del provvedimento dell’Azienda sanitaria Bassa Friulana-Isontina è un suo (ormai ex) dipendente, il cui caso era emerso pubblicamente sul finire dell’anno scorso.

Un rapido riassunto delle puntate precedenti. L’uomo era solito utilizzare una delle vetture di servizio a lui in uso e effettuava, nel corso delle uscite di lavoro, diverse fermate nell’officina abusiva da lui stesso gestita. È questa l’accusa formulata ai danni di un dipendente dell’Aas 2. Il dipendente - stando alle documentazioni - ha indotto «in errore l’Azienda con artifici e raggiri, procurandosi ingiusto profitto con pari danno per l’Aas, in particolare per aver utilizzato l’auto di servizio per acquistare pezzi di ricambio che, di volta in volta, gli erano necessari per svolgere l’attività abusiva». Non solo. Era stato anche sorpreso a «colloquiare con possibili clienti e, ciò, in palese violazione delle direttive aziendali».

Circostanze che avevano portato alla sua denuncia, esercitando l’azione penale. Il decreto va oltre. E elenca altri presunti reati: l’uomo si era «appropriato di vetture aziendali indebitamente utilizzandole in qualità di dipendente dell’Aas 2 al fine di recarsi, senza giustificato motivo ovvero per fini puramente personali, presso l’officina abusiva da lui stesso gestita, ovvero ad acquistare pezzi di ricambio». Il procedimento penale individuava come “parte offesa” l’Azienda sanitaria Bassa Friulana-Isontina per le ragioni espressamente indicate nel capo di imputazione.

«Alla fine, la decisione è stata il licenziamento - spiega il commissario e ex direttore generale dell’Aas 2, Antonio Poggiana -. È un atto dovuto, una scelta obbligata». Quello che a Poggiana, però, preme sopra ogni cosa è sottolineare che non bisogna generalizzare: ovvero pensare che i dipendenti dell’Azienda sanitaria siano tutti “furbetti” che, durante l’orario di lavoro per cui percepiscono ogni mese lo stipendio, fanno altro. «La stragrande maggioranza delle persone che lavorano nelle nostre strutture sono persone serie, competenti, che si impegnano allo spasimo. Diciamo che questo caso riguarda una pecora nera in un gregge composto da pecore bianche. Ecco perché è assolutamente giusto e corretto prendere provvedimenti simili. Ormai, era minato il rapporto di fiducia».

L’Aas 2, ricordiamo in ultimo, aveva ritenuto necessaria la propria costituzione «al fine di far valere la propria pretesa risarcitoria per danno sia patrimoniale sia d’immagine per l’intero periodo della contestata truffa e cioé dal mese di marzo 2016 al mese di aprile 2017». —


 

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