Licenziamenti in tronco alla Fincantieri, partita la seconda causa
MONFALCONE La vicenda dei licenziamenti disposti da Fincantieri nei confronti di quattro lavoratori perché «sorpresi a dormire» durante il turno notturno, nel reparto della salderia B, al di fuori della mezz’ora di pausa consentita, ha segnato un ulteriore ricorso. Il secondo, dopo quello già avviato da parte dell’operaio G.T., di 36 anni, residente a Fogliano Redipuglia e per il quale è stata fissata l’udienza per il 24 novembre. Anche in questo caso, il lavoratore, nativo e residente della Bisiacaria, con i suoi 16 anni di professione alle spalle, assunto in stabilimento nel 2000, si è affidato ad un legale, l’avvocato Manuela Tortora, per far valere le proprie ragioni.
L’azienda ha espressamente motivato lo scioglimento contrattuale, nella stessa lettera inviata agli interessati, «per giusta causa», essendo «venuto meno il rapporto fiduciario». L’impugnazione del licenziamento è stata depositata ieri mattina. Il giudice del lavoro, Barbara Gallo, del Tribunale di Gorizia, ha subito fissato l’udienza per il prossimo 6 dicembre, alle 12. Continua, dunque, l’azione legale attraverso il ricorso al Tribunale isontino, nei confronti di una decisione, il licenziamento disposto dall’azienda, per la quale a questo punto si intende andare fino in fondo.
L’operaio che il prossimo 6 dicembre si confronterà attraverso il suo legale davanti al magistrato per confutare le ragioni che hanno comportato un provvedimento così drastico, non intende demordere. Ha una famiglia a carico e sedici anni di esperienza professionale durante la quale, come ha riferito l’avvocato Tortora, non ha mai subito alcun provvedimento disciplinare, nè alcun richiamo verbale. Il licenziamento, ha ancora riferito, ha peraltro provocato uno stato di disagio decisamente pesante, anche in virtù della stessa immagine chiamata in causa proprio nel contestare al lavoratore il fatto che quella notte era stato «sorpreso a dormire».
Il legale dell’operaio ha sostenuto come il licenziamento che ha interessato il proprio assistito sia «assolutamente non valido», poichè «non suffragato dalla giusta causa». Nell’impugnazione del provvedimento aziendale, tecnicamente si parla di «insussistenza del fatto materiale della giusta causa». Insomma, l’operaio bisiaco non dormiva. E la scelta del momento della sospensione dell’attività, la pausa dovuta, era affidata ai lavoratori in base ai compiti da eseguire.
Il legale, attraverso l’atto di impugnazione del licenziamento, ha circostanziato dettagliatamente quanto accaduto quella notte che ha segnato la definitiva interruzione della sua attività di carpentiere nel reparto di salderia dello stabilimento panzanino. In filigrana c’è una puntigliosa ricostruzione dell’evento, senza tralasciare alcun particolare utile a sostenere l’infondatezza di quanto ha rappresentato per l’azienda «la giusta causa».
L’avvocato Tortora ha spiegato che l’operaio aveva lavorato ininterrottamente dalle 22.30 fino alle 3 della notte. Aveva quindi utilizzato la pausa sospendendo l’attività fino alle 3.30. Si era accomodato in uno specifico e apposito container dotato in parte di materiale trasparente, permettendone la visibilità dall’esterno, a circa cinque metri di distanza dalla propria postazione operativa. All’interno del container una tavola per mangiare e le panche.
«Il mio assistito - ha aggiunto l’avvocato Tortora - durante la mezz’ora di pausa spettante, stava chiaccherando con un collega. All’interno di quel container erano solo loro due». Il legale ha annotato l’“incongruenza”: con chi avrebbe chiaccherato il collega se il suo assistito stava dormendo? L’avvocato ha continuato: «Essendo soggetto a problemi fisici alla schiena, il lavoratore si era disteso sulla panca, al fine di evitare complicazioni anche tali da impedirgli di proseguire successivamente la mansione alla quale era stato assegnato». In rassegna ci sono pure le panche in dotazione nel container, larghe circa 50 centrimetri e lunghe circa un metro e mezzo. Con ciò rilevando le condizioni materiali circa la possibilità di riuscire a dormire. Un licenziamento, dunque, che viene contestato in toto. Così come è stato contestato dai legali, avvocati Michele Latino Quartarone e Sascha Kristancic, che hanno assunto la difesa dell’operaio foglianino di 36 anni. La vicenda dei quattro lavoratori diretti licenziati aveva comportato uno sciopero, indetto dalle Rsu Fim-Fiom-Uilm, due ore ad ogni fine turno.
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