L’erotismo di Schiele e un Nathan scomparso

Apre alla Galleria Torbandena di Trieste la mostra intitolata “Masters”, che raccoglie opere dei maestri del Novecento
Di Laura Strano

La Galleria Torbandena inaugura oggi, alle 18.30, una mostra dedicata ad alcuni tra i più grandi artisti del Novecento. "Masters: da Schiele a Picasso" raccoglie alcuni capolavori provenienti da collezioni private italiane e straniere, part6endo dall'inizio del secolo scorso e arrivando fino al secondo dopoguerra.

Non è facile reperire opere di questa qualità. Si va dal disegno, alla tela e alla scultura. Iniziando con un carboncino di Egon Schiele, una scena erotica del 1917 in cui l'artista si ritrae nudo di spalle. La potenza del segno di Schiele, e quella carica devastante che ha accompagnato il suo breve percorso artistico, è perfettamente condensata in quest'opera su carta.

La sequenza di alcuni disegni presentati in mostra è impressionante: c'è una Jeanne Hébutherne ritratta da Amedeo Modigliani sempre nel 1917, un piccolo gioiello che è stato esposta nelle più importanti rassegne dedicate in Italia all'autore livornese. Sia la retrospettiva del 1946 che in quella del 1958. La giovane Jeanne, compagna di Modigliani, si suiciderà per il dolore una settimana dopo la morte dell'amato Modì. Accanto, un inchiostro di Paul Klee datato 1930, e un progetto di scultura di Julio Gonzàlez - il più grande scultore spagnolo del XX secolo - esposto anni addietro anche al Guggenheim di New York. Ed è del 1913 uno dei disegni più significativi del Futurismo Italiano, un carboncino di Giacomo Balla, presentato anche nella retrospettiva dedicata all'autore a Palazzo Reale a Milano. Tra i disegni anche un Pablo Picasso del 1931, "Tre scultori e una modella", proveniente dalla Galleria Rosengart di Lucerna, che anni più tardi aprirà un museo privato per la sua collezione.

Ma l'opera clou della mostra è certamente il bronzo di Marino Marini proveniente dalla collezione Jesi: lo "Studio per Il Miracolo" del 1954, che troneggia al centro della sala. Emilio Jesi è stato, negli anni del secondo dopoguerra, il grande mecenate di Marino, lo scultore italiano più apprezzato nel mercato internazionale. Questo bronzo, in tre esemplari, fa anche parte della collezione Wasserman di New York e del Kunstmuseum di Wintherthur, in Svizzera.

Due esempi della metafisica si fronteggiano nelle sale della Torbandena: da un lato una tela di Giorgio de Chirico del 1929, i "Gladiatori in una stanza", appartenuto a Leonce Rosenberg, il mitico collezionista parigino, oltre che mercante di Picasso, Braque e Leger; dall'altro un quadro di Arturo Nathan (molto amato da de Chirico) che era dato ormai per scomparso, ma ritrovato dalla galleria in una collezione privata sarda: la "Spiaggia al crepuscolo" del 1933, dove una figura di spalle contempla uno scarno paesaggio di mare nella luce tenue della fine del giorno.

Una piccola scultura astratta del maestro svizzero Jean Arp, che cattura la luce con le sue sinuosità quasi sensuali, apre la strada ad una sezione dedicata a opere informali. La tela di Giuseppe Santomaso del 1954 - esposta anche alla Biennale di Venezia di quell'anno - appartiene alla stessa famiglia di quadri dell'artista veneto che si può ammirare al Museo Revoltella: "Vento sulle colline venete" ha le stesse tonalità e lo stesso segno del "Muro delle lucertole", di proprietà del nostro museo cittadino. E "Red Line" del 1963, considerata da Edo Murtic la sua tela più importante, apre una finestra sulla grande astrazione internazionale degli anni Cinquanta e Sessanta. E poi una "Periferia" di Mario Sironi, una "Marina" di Carlo Carrà, tele di Zoran Music, bronzi di Marcello Mascherini.

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