L’auto al tempo della crisi: immatricolazioni dimezzate
Da status symbol a termometro della crisi. Sono sempre di più i triestini che, sfiancati dall'emergenza economica, rinunciano all'automobile. È un crescendo che emerge da vari indicatori del settore: numero di veicoli che circolano in provincia, nuove iscrizioni alla Motorizzazione civile e tasso di incidenti.
Si restringe, innanzitutto, il parco auto complessivo del territorio. Se nel 2011 a Trieste si contavano 128.006 autovetture, a fine 2013 ci si fermava a 126.075. Sono quasi due mila in meno, 1.931 per la precisione, nel giro di un paio d'anni. Una contrazione dell'1,5% che conferma la tendenza iniziata tra il 2011 e il 2012 quando la città, così come grosso modo il resto del Fvg, aveva segnato una perdita dell'1%, pari a 1.116 macchine.
Il trend si fa sentire anche e soprattutto nelle registrazioni delle concessionarie. Qui siamo di fronte a un vero e proprio crollo: nel 2009, quando cioè il Paese aveva appena imboccato la spirale della congiuntura, erano state immatricolate 10.195 automobili (11.900 nel 2001, intorno le 9 mila negli anni '90); nel 2013 appena 3.791. Sono 6.404 vetture in meno. Vale a dire un -63%. Una curva che segue un andamento costante al ribasso: 10.195 nel 2009, 8mila nel 2010, 6.137 nel 2011, 4.357 nel 2012 e quindi i 3.791 del 2013. Nei primi mesi del 2014 siamo a un totale di 1.336. Numeri che tengono in considerazione le targhe emesse dall'ufficio provinciale. Dal momento che in base alla normativa nazionale un veicolo può essere immatricolato a Trieste da una persona residente in altra provincia e viceversa, da questi dati non vanno esclusi lievi scostamenti rispetto alle operazioni sul territorio. Ma la tendenza è evidente. Così come per le immatricolazioni di motoveicoli (3.159 nel 2009, 1.092 nel 2013) sebbene il totale circolante resti sostanzialmente invariato.
«Questi numeri spiegano il momento economico che stiamo attraversando – riflette Ruggero Marzocca, direttore del Pra Trieste dell'unità territoriale dell'Aci – non c'è tanta sicurezza sul futuro e le persone stanno molto attente a come spendono i soldi». L'auto, dunque, non è più tra le priorità delle famiglie.
Di pari passo pure l'incremento delle radiazioni, come rilevano dal Pra, in particolare di chi ha deciso di liberarsi della seconda auto. Un'ulteriore conferma del quadro attuale si evince dal rapporto tra il numero di sinistri denunciati e quello di veicoli esistenti. La diminuzione, in questo caso, è del 10% stando alle statistiche in mano all'Ania: se nel 2011 la frequenza si attestava al 5,7%, si passa al 5,3% del 2012 e al 5,2% del 2013.
Che i triestini siano diventati, di colpo, più bravi al volante? Più probabile che l'auto, proprio per risparmiare, venga tenuta il più possibile in garage.
«La riduzione si deve al fatto che, a causa della crisi, è diminuito il numero dei veicoli in circolazione e, di conseguenza, il numero di incidenti», rileva Vittorio Verdone, direttore centrale dell’Ania: «Ciò ha permesso alle compagnie di ridurre il prezzo delle polizze», fa notare. Le statistiche, su un campione di oltre un milione di polizze, dimostrano che il prezzo medio, negli ultimi due anni, è sceso a livello nazionale del 9%. «Tuttavia non basta», osserva ancora il direttore: «Se, come ha evidenziato lo studio "Confronto sul mercato Rca in Europa" realizzato dalla società The Boston Consulting Group, i nostri premi medi sono i più elevati nel confronto con Germania, Francia, Regno Unito e Spagna, ciò si deve ai problemi strutturali – rimarca – che ormai da anni affliggono il sistema della Rc Auto nel nostro Paese. Si tratta di risarcimenti per i danni alla persona doppi e in alcuni casi tripli rispetto a quanto avviene nel resto d'Europa, ma anche di un'elevata diffusione di frodi ai danni delle compagnie e un alto livello di tassazione. Per questo - conclude - è necessaria l'approvazione della tabella unica nazionale che stabilisce con precisione gli importi per i risarcimenti in caso di danni gravi alla persona e di strumenti più efficaci per contrastare le truffe».
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