L’Austria abbatte la casa natale di Hitler

Lo ha deciso il ministro in base alle valutazioni di una commissione di esperti: va evitato che l’edificio diventi meta di nostalgici
Un’immagine della casa di Braunau dove Adolf Hitler nacque nel 1889
Un’immagine della casa di Braunau dove Adolf Hitler nacque nel 1889

VIENNA. Che fare della casa natale di Hitler? Che fare di questa palla al piede per il Comune di Braunau, cittadina dell'Alta Austria dove il futuro Führer del "Reich millenario" vide la luce il 20 aprile 1889 e che ora rischia di diventare meta di pellegrinaggio di nostalgici del nazismo?

Per anni se ne è discusso senza che mai si potesse giungere a una conclusione, anche perché l'edificio non è pubblico ma appartiene a una famiglia del luogo, che non vuole privarsene. Ma ieri finalmente il dado è stato tratto: l'immobile sarà raso al suolo. Punto.

Austria, espropriata la casa natale di Hitler

L'annuncio è stato dato dal ministro degli Interni, Wolfgang Sobotka, lo stesso che in questi mesi è alle prese con il problema dei profughi e con le elezioni senza fine del presidente della Repubblica, ma che ha trovato anche il tempo di occuparsi della vecchia casa di Braunau.

«L'immobile sarà interamente demolito - ha dichiarato Sobotka - tranne il piano cantina, che potrà essere conservato. Ma sopra sarà costruito un edificio ex novo. La casa sarà poi destinata a scopi caritativi o affidata al Comune perché ne faccia un uso pubblico».

La decisione del ministro fa seguito alle raccomandazioni di una commissione di esperti, che era stata nominata in luglio. Sembrava semplicemente una mossa dilatoria, tanto per non far nulla, e invece gli "esperti" hanno preso l'incarico sul serio, giungendo alla conclusione che la soluzione migliore era abbattere definitivamente la costruzione che vide i natali al dittatore nazista. Sobotka non se l'è fatta ripetere e ha immediatamente fatta propria la raccomandazione dei commissari.

Adolf Hitler
Adolf Hitler

Per passare ai fatti serve ora una legge ad hoc. In primo luogo per l'esproprio dell'immobile, che peraltro era stato già deciso in un consiglio dei ministri di metà luglio. In secondo luogo, perché l'edificio, pur non possedendo alcun pregio artistico o architettonico, è sottoposto a tutela, costituendo un documento dell'edilizia abitativa di fine '800.

La legge dovrà trovare motivazioni giuridiche che giustifichino l'esproprio e giustifichino soprattutto una deroga alle norme sulla tutela dei beni culturali. L'obiettivo principale, come ha spiegato il ministro, è quello di evitare che la casa si trasformi in «luogo della memoria e di pellegrinaggio per neonazisti».

Vienna vuole l’esproprio della casa natale di Hitler
la casa natale di Hitler

Nel 1938, dopo l'Anschluss dell'Austria alla Germania nazista, l'immobile era stato acquistato da Martin Bormann, gerarca vicino al Führer, che lo aveva fatto restaurare per trasformarlo in un "Kulturzentrum" del nazismo.

Quando la guerra mondiale era agli sgoccioli, i nazisti avevano cercato di far saltare in aria l'edificio, ma erano arrivate prima le truppe americane che ne avevano impedito la distruzione. Nel 1952 la casa era tornata in proprietà alla famiglia originaria (quella che nel 1938 l'aveva venduta a Bormann), che l'aveva data in affitto.

Inizialmente fu usata come biblioteca. Poi ospitò una scuola e una banca e ancora un istituto tecnico, finché divenne sede di un istituto per handicappati. Questa funzione durò fino al 2011, quando l'istituto fu costretto a trovare una nuova sede, poiché i proprietari non erano disposti ad eseguire i necessari interventi di risanamento dell'immobile, ormai in cattivo stato.

Per questa ragione dall'anno successivo l'edificio è rimasto vuoto e da allora non è stato mai più utilizzato. E ciononostante i proprietari incassano mensilmente un canone di 4.700 euro dallo Stato e dal Comune di Braunau, che non hanno voluto rescindere il contratto, per timore che ad essi potessero subentrare nuovi locatari appartenenti all'area dell'estrema destra austriaca o tedesca. Ogni tentativo da parte dello Stato di acquistare l'edificio era fallito di fronte al rifiuto dei proprietari a vendere l'edificio.

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