L'assessore regionale alla Sicurezza Seganti: "Cie poco sicuro, bisogna intervenire"
Il sindaco Tommasini: la gente ha paura, è necessario rafforzare la sorveglianza
GRADISCA.
«Sono preoccupato per quanto successo al Cie. Auspico però che si tratti di un gesto isolato. La popolazione non deve farsi prendere dal panico, anche se è stata catapultata in una realtà ben lontana da quello che era il suo modo di essere. Purtroppo con l’apertura del Cie tutto è cambiato». Questo il commento del sindaco di Gradisca, Franco Tommasini, il giorno dopo l'invio del pacco esplosivo al Cie.
«Non ho gli elementi per entrare nel merito di quanto accaduto all’ex Polonio – ha spiegato – ma è innegabile che nel Paese si stia respirando un clima difficile e anche questo episodio ne è uno specchio. Come giunta stiamo lavorando per tranquillizzare la popolazione». Proprio negli istanti in cui l’ordigno rudimentale esplodeva, la giunta Tommasini era impegnata in un incontro pubblico con la popolazione sulla sicurezza nella borgata che ospitano il centro immigrati.
«La chiusura della struttura è fuori discussione, ci siamo messi il cuore in pace – ha detto Tommasini – dobbiamo soltanto conviverci. «È un evento che lascia turbati»: questo il primo commento dell'assessore regionale alla Sicurezza, la leghista Federica Seganti. «L'impressione netta è che si tratti di un atto puramente intimidatorio - sottolinea -, anche se a quanto è emerso l’ordigno per quanto rudimentale e a basso contenuto di esplosivo avrebbe potuto procurare gravi lesioni a chi lo ha maneggiato. Penso non solo al direttore della struttura, ma anche agli operatori di polizia e allo stesso postino che hanno veicolato la busta ignari del contenuto. A loro va la mia solidarietà per i rischi che quotidianamente il loro lavoro comporta».
«L’autore del gesto avrebbe anche potuto colpire in maniera casuale e non mirata, e questo spaventa. Detto questo – prosegue la Seganti – sono convinta che gli inquirenti sapranno mettere a fuoco la natura dell’episodio e se vi siano connessioni politiche o di altra natura. Come amministrazione regionale vigileremo sull’accaduto e sulle condizioni di sicurezza del Cie». «Fatto grave e da condannare. Ma che non fa altro che confermare come Cie e Cara siano strutture che da sempre portano con sè strascichi negativi sotto molti aspetti», afferma il consigliere regionale Roberto Antonaz (Prc), secondo cui l’episodio del pacco-bomba «invita ancora una volta tutti a riflettere e a impegnarsi per chiudere una volta per tutte quella che è una vera e propria ferita per il territorio regionale».
Per il segretario Udc del Friuli Venezia Giulia, Angelo Compagnon, la vicenda «è preoccupante» e «conferma ancora una volta la necessità per tutti di abbassare i toni». Severo e preoccupato il giudizio del Sap, il Sindacato autonomo di polizia, che punta il dito contro l’inefficacia delle misure di sicurezza interne alla struttura. «L’ispettore di turno che ha maneggiato il plico all’ingresso per verificarne il contenuto ha rischiato grosso», afferma il segretario provinciale Angelo Obit.
«Denunciamo da sempre le carenze alla sala operativa della struttura – ricorda -. Il Questore da mesi aveva promesso la costituzione di un “nucleo di eccellenza” che però collide con un organico insufficiente anche al rinforzo di un solo operatore per turno». Secondo Obit «tutti i pacchi vengono consegnati alla sala operativa che li smista verificando con la presenza del destinatario il contenuto. Un operazione che non raramente porta al rinvenimento e al sequestro di sostanze stupefacenti e altri materiali non ammessi. Operazioni eseguite però senza alcuna direttiva specifica e alla luce di quanto accaduto pericolose»
Luigi Murciano
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